domenica 19 maggio 2024

FRIULI e VENEZIA GIULIA -SESTO AL REGHENA

5 maggio -Pomeriggio 

Ultima visita al borgo medioevale di Sesto Al Reghena con l'antica Abbazia di Santa Maria in Sylvis

      


 
Qui all'interno non è stato possibile scattatre foto.

" L’origine di Sesto deve essere ricondotto all’epoca pre-romana, come ci confermano i numerosi reperti archeologici  rinvenuti nel territorio.
La romanità di Sesto è ribadita dal suo stesso nome: Sesto era una “statio, ovvero un posto militare situato al sesto  miliario della strada che collegava Concordia con il Norico.
Conobbe un significativo sviluppo con la dominazione longobarda, ma fu poi piegata dalle scorrerie degli Ungari.
Nel Medioevo visse un periodo di grande splendore con l’annessione dell’Abbazia e dei suoi territori al dominio feudale del Patriarcato di Aquileia, fino a quando Venezia invase militarmente il Friuli, nel 1418.’Abbazia di S. Maria in Silvis (così denominata perchè allora immersa in una estesa selva, dal latino silva) venne fondata intorno alla prima metà dell’VIII sec. d.C. Nel 762 tre nobili longobardi (Erfo, Marco e Anto), donarono tutti i loro beni a quello che all’epoca era un monastero maschile, rendendolo così prospero.
Nell’899 Sesto subì la devastante invasione degli Ungari, che la distrusse quasi completamente, ma tra il 960 e il 965 l’abate Adalberto II iniziò l’opera di ricostruzione e l’Abbazia accrebbe la sua potenza non solo sul piano religioso, ma anche civile, tanto da assumere l’aspetto di castello medievale, con il suo sistema difensivo formato da torri e fossati.
Nel 967 Ottone I, vincitore degli Ungari e restauratore del Sacro Romano Impero, donò al Patriarcato di Aquileia l’Abbazia di Sesto.
Successivamente, nel 1420, essa passò sotto la dominazione della Repubblica Veneta, la quale concesse dal 1441 fino al 1789, l’affido temporaneo di tutti i possedimenti ecclesiastici dell’Abbazia a prelati secolari, porporati che non seguivano le regole monastiche e che non risiedevano in loco.
IL COMPLESSO ABBAZIALE
Si accede alla piazza dell’Abbazia passando un robusto torrione, unico superstite dei sette che difendevano le mura, detto “del ponte levatoio”; di fronte si erge la massiccia torre vedetta (1050 ca.) scandita da lesene (elemento addossato a parete, consistente in un fusto a pianta rettangolare appena sporgente dalla parete stessa) trasformata in un secondo tempo in campanile: a sinistra l’antica cancelleria abbaziale (ora scuola materna); a destra la residenza degli abati (oggi sede municipale), costruzione d’impianto rinascimentale sulla cui facciata si conservano gli stemmi affrescati di cinque abati commendatari.
LA BASILICA
sestoLa facciata d’ingresso, risultato di modifiche avvenute lungo i secoli, è aperta da un semplice portale sopra il quale ci sono degli affreschi datati XI-XII sec. sovrastati da trifore: a sinistra una loggia del XIV sec. affrescata nelle pareti interne con una “scena cavalleresca” e un'”investitura”, in quella esterna con “S. Cristoforo, Madonna col Bambino e i Ss. Pietro e Battista”. A destra una scala balaustrata conduce al salone, un tempo coro notturno per i monaci, oggi adibito a sito per manifestazioni culturali.
Varcando il portone si accede al vestibolo interamente affrescato (nelle pareti il ciclo allegorico dell’inferno a sinistra e il paradiso a destra e San Michele nella facciata interna) del 1450 ca., attribuito ad Antonio da Firenze e allievi.
Nel vestibolo si apre a destra la Sala delle Udienze, oggi una sorta di pinacoteca.
Si passa poi all’atrio romanico, diviso in tre navate da pilastri quadrangolari che conservano tracce di decorazione a fresco.
L’interno della chiesa presenta un notevole apparato di pitture a fresco in cui spiccano quella della zona presbiteriale, eseguite intorno al secondo e terzo decennio del XIV sec da pittori giotteschi.
Nella facciata interna d’ingresso, entro lunetta, c’è la Madonna nimbata (con aureola) (XIV sec.); sopra la bifora lo stemma dell’abate commendatario Giovanni Grimani; a destra della porta il fondatore dell’Abbazia Erfo con la madre Piltrude; nel primo pilastro destro Ottone e Hagalberto (metà XIV sec.).
Nel presbiterio troviamo la scena simbolica dell’albero mistico, il Lignum Vitae, sempre della scuola giottesca.
Nella cripta, che si estende sotto il presbiterio ed è scandita da volte a crociera impostate su colonnine marmoree, si conservano: l’urna di Sant’Anastasia, splendido monumento d’età longobarda formata dai resti di una cattedra di marmo greco; il Vesperbild, la quattrocentesca Pietà in pietra arenaria da attribuire ad un maestro tedesco e l’Annunciazione, con l’angelo e la Vergine iscritti entro una nicchia aperta su due archi trilobati, degli inizi del XIV sec.
Le due figure si collocano sotto due arcate trilobe su colonne tortili: quasi due ideali bifore aperte sulla città rappresentata sullo sfondo secondo uno schema inconsueto alla plastica veneziana. L’opera è in bilico tra i modi lombardi e veneziani. Specialmente sul piano iconografico si pone quale tramite ideale tra gli avori bizantini di analogo soggetto e altri prodotti aquileiesi.
(da Scultura in Friuli. Il gotico, di Carlo Gaberschek, Udine 1981, p. 86).

      (https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/sesto-al-reghena-pn-abbazia-di-santa-maria-in-silvis/ )

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