giovedì 29 aprile 2021

Enheduanna, la prima poeta della storia

Inno a Inanna – Il poema più antico del mondo scritto da Enheduanna “.Il suo nome significa sacerdotessa, ornamento del dio (o della dea)”, vissuta nel 2285-2250 a.C. circa. Era figlia del famoso re Sargon e della regina Tashlultum. 

Figlia del re Sargon di Akkad, "re delle quattro parti", cioè re dell'intero mondo conosciuto, inviata a sud, nella magnifica città portuale di Ur, le venne conferito il titolo di  En,  "alta sacerdotessa" del dio Nanna, il dio della luna sumera, una divinità amata e potente. La sua nuova posizione conferisce a Enheduanna un'influenza senza precedenti. Nel corso degli anni vissuti nel complesso del tempio di Nanna, Enheduanna compone quarantadue inni, noti collettivamente come "Inni del Tempio". In essi, descrive le città in cui si ergono i grandi templi, i templi stessi e gli dei e le dee a cui sono dedicati.  Il nome di Enheduanna è stato scoperto su due grandi sigilli del periodo di Sargon. Entrambi i manufatti sono stati trovati nella necropoli reale di Ur[Uruk, odierno Iraq]


Syusy recita l'Inno a Inanna, dal Poema più antico del mondo di Enheduanna

  

Inno a Inanna – Il poema più antico del mondo scritto da Enheduanna, Alta Sacerdotessa della Luna

Io, En-ḫedu-ana, reciterò una preghiera per te. A te, santa Inanna, darò libero sfogo alle mie lacrime come una birra dolce!

Esilio da Ur

Tu mi hai chiesto di entrare nel santo chiostro, il giparu,
e io vi sono entrata, io, l’alta sacerdotessa, Enheduanna!
Ho recato con me la cesta rituale
e ho levato il mio canto di lode per te.
Ora, però, sono relegata in mezzo ai lebbrosi
e non posso più vivere con te.
Le tenebre si approssimano alla luce del giorno,
intorno a me si fa buio.
Le tenebre si approssimano alla luce del giorno
e lo ricoprono con tempesta di sabbia.
La mia tenera bocca di miele d’improvviso si confonde.
Polvere è il mio bel volto.

Da Inno a Inanna, IX

 

REINTEGRAZIONE DI ENHEDUANNA
La dea, signora della sala del trono,
ha accettato la preghiera di Enheduanna.
Ella è ancora la prediletta di Inanna.
Questo giorno fu fausto per Enheduanna,
al quale ella si presentò vestita di fulgide gioie;
nella sua veste risplendeva di femminile bellezza.
Al pari del primo raggio di luna che ascende all’orizzonte:
come splendidamente ella era vestita!
Quando Nanna, il padre di Inanna, fece il suo ingresso,
tutto il palazzo benedisse Ningal, la madre di Inanna,
e dalle porte del cielo si levò alto l’Osanna.
[Da Inno a Inanna, XVII]
 
Enheduanna cercò di combinare armoniosamente le divinità del popolo accadico e quelle dei sumeri che governava. L'oggetto principale del suo culto, almeno quello che sopravvive, non è il suo "dio-marito" Nanna, ma sua figlia, Inanna, la "Signora Cielo", detta anche “Splendente”.

Per i sumeri, Inanna è l’amorevole dea della fertilità, della bellezza, dell'amore e della sessualità, corrispondente alla dea accadica Ištar (Ishtar), che regna anche sull'amore e il piacere, ma è anche una dea “della guerra e della distruzione, una tempesta orgogliosa e terrificante e una grande paladina della giustizia.” Nei suoi scritti, Enheduanna combina le due dee in una, come risulta dalle sue preghiere.

Di gran lunga la più nota di queste è la "Exaltation of Inanna", un poema di 153 righe scoperto nel 1968 dagli assiriologi William W. Hallo e J.J.A. van Dijk. Per la sua capacità creativa e l'influenza che ebbe sulle generazioni future di scrittori mesopotamici W.W. Hallo definì Enheduanna la "Shakespeare della letteratura sumera". 


Rilievo Burney, l'Inanna alata - corrispondente alla dea assira Ishtar


1. Regina di tutti i me, troppo numerosi per tenerne il conto,
che sorgi come una luce splendente
2. Donna determinata, rivestita di fulgida radianza,
amata da Anu ed Urash (la moglie di Anu),
3. Prediletta di Anu,
tu sei grande su tutti i sigilli,
4. Tu che ami la giusta corona,
che è perfetta per il sacerdote,
5. resa potente da tutti i suoi sette me …
6. mia regina! Tu sei la custode di tutti i grandi me!
7. Tu che hai preso i me,
tu che hai tenuto i me nelle tue mani.
8. Tu hai riunito i me,
tu li hai tenuti stretti al tuo petto.
9. Come un drago, tu scagli veleno sulla terra del nemico.
10. Nelle regioni dove saetti come il dio Ishkur (o Ninurta),
Asnan non esiste più, secondo il tuo volere.
11. Acque turbinanti inondano le terre del nemico
12. Tu sei la Suprema in Cielo e in Terra,
tu sei Inanna!

 Nin-me-šárra (Signora di tutti i "Me" o "L'esaltazione di Inanna"),  incipit.


Letteralmente Signora di tutti i Me, cioè di tutti i poteri divini. “Me” è un termine antico usato per esprimere un potere cosmico o soprannaturale che controlla o influenza l’intero universo materiale e immateriale; un potere di cui Enheduanna era la custode e l’interprete. “Me” resta comunque un’espressione difficile da tradurre o quanto meno da interpretare univocamente.


Inno di Enheduanna-Tavoletta YBC-7169


La scrittura di Enheduanna era allo stesso tempo sofisticata ed estremamente personale. Fu la prima autrice nota a scrivere in prima persona.
Sopravvisse anche alla deposizione e all'esilio , per poi tornare alla sua posizione nel tempio sacro di Ur.

I suoi inni furono copiati da scribi per almeno cinque secoli… Dopo la sua morte, un inno le è stato dedicato da un compositore anonimo, indicando che potrebbe anche essere stata venerata come una divinità stessa.” Le sue preghiere divennero leggendarie. 


"Enheduanna è acutamente consapevole dell'enorme lavoro che ha svolto, nessuno prima di lei aveva messo il proprio nome in un'opera letteraria e si era soffermato sulla novità riflettendo sulla propria grandezza. Nella dedica alla fine dell'Inno al Tempio 42, scrive":

la persona che legò insieme questa tavola
è Enheduanna
il mio re non lo ha mai creato prima
 questo non lo ha fatto nascere

La poesia di Enheduanna

Il suo modo di scrivere è molto personale e diretto. Le sue composizioni fanno rivivere le principali divinità mesopotamiche e indicano dove si trovano i loro templi, ma sono soprattutto preghiere che emanano umanità, parlano di speranza e narrano dei timori della vita di ogni giorno. Enheduanna restò sacerdotessa per oltre quarant’anni. Sargon ripose grande fiducia in sua figlia, affidandole il compito delicato di fondere le credenze religiose e le divinità dei Sumeri con quelle degli Accadici, in modo da dare la necessaria stabilità interna al suo regno. 

Le composizioni religiose di Enheduanna, attraverso i Babilonesi, hanno influenzato e ispirato le preghiere e i Salmi della Bibbia ebraica e gli inni omerici della Grecia. In queste composizioni, seppure debole, sopravvivono gli echi dell’arte di questa donna straordinaria. E’ difficile stabilire quali siano le opere che si ritengono ispirate da Enheduanna e quali siano, al di là delle opere citata, quelle scritte da lei. Molte composizioni sono datate a centinaia di anni dopo la sua morte.

Probabilmente Enheduanna usava esibirsi e recitare le sue poesie durante i rituali sacri. Non si tratta di una figura leggendaria: Enheduanna è realmente esistita e la sua esistenza è stata confermata dai suoi scritti, anche se non si conoscono le vicende della sua vita e quando sia morta.

Al giorno d’oggi il suo nome sembra essere stato dimenticato. Non si sono avute più scoperte legate alla sua storia, dopo il ritrovamento del disco di alabastro, scoperto dall’archeologo inglese Sir Leonard Woolley nel 1928. Resta il fatto che Enheduanna è una delle rare poetesse che, accanto alla greca Saffo, ha avuto un grande impatto sulla cultura e la poesia di tutti i tempi. Dopo più di 4000 anni Enheduanna è ancora fonte di ispirazione per scrittori contemporanei che compongono poesie rifacendosi al suo stile.

Da Figlie della madre

Si tratta di poemi di magistrale bellezza (che si trovano pubblicati, ad esempio, dalla Venexia editore), importanti anche perché considerati da studiose/i di varie nazionalità “il primo resoconto scritto della coscienza di un individuo sulla propria vita interiore”. Nella fattispecie un’individua, che canta la sua dea, riconoscendo ad essa il ruolo di archetipo femminile, in quanto le appartengono sia elementi divini che terrestri, e pertanto può essere celebrata anche come rappresentazione del potenziale femminile, di cui Enhuanna dimostra di avere piena consapevolezza.

Attraverso la lingua della devozione, espressa in poesia, la sacerdotessa-poeta celebra contemporaneamente la propria liberazione – spirituale e psicologica – dal ruolo di figlia obbediente da un padre molto autorevole. Infatti Enheuanna è figlia di Sargon di Akkad, ma sceglie di scrivere in lingua sumerica – nonostante l’accadico fosse la lingua della famiglia e la lingua ufficiale dell’impero del padre – attribuendo alla scelta delle parole con cui dire e dirsi la via maestra della propria autodeterminazione come donna.

La forza di questa antichissima madre, pur nascosta dentro l’oblio che molte vicende del passato subiscono – se non per certi interessi di nicchia, se così si può dire, che periodicamente li riportano alla luce dello scambio culturale e del confronto – ha “lavorato” nel corso delle genealogie fino a improntare di sé i versi di più giovani discendenti di quell’antica cultura, che oggi deperisce sotto la barbarie della violenza, ma che affida ancora alla voce poetica di donne la sua ispirazione millenaria.

Tre poesie per omaggiare la poetessa

Propongo alla lettura alcuni testi che mi hanno molto colpito e che riguardano Enheduanna. Sono tratti da Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee, a cura di Valentina Colombo (Mondadori, 2007).

Enheduanna e Goethe 

Siamo diversi:
tu hai pensato e poi scritto i tuoi versi,
io ho dato vita alle mie poesie,
poi ho espresso il mio pensiero.
Perché mi biasimi quando chiamo a raccolta
le schiere di amanti ed esiliati
nel cimitero dei giorni?
Hai risvegliato donne che ho rinchiuso nelle prigioni dell’inferno.
Occidente, sono perniciosa…
Nessuna pietà nel mio cuore.
Ma sono la sacerdotessa dell’immenso dolore,
trascino via la tua terra dalle reti delle parole
mentre tu mi trascini al tuo Divano occidentale-orientale.
Siamo entrambi equilibristi sulla stessa corda
anche se destinati a due abissi diversi.
Spalanco le finestre delle tue parole,
trovo la mia bara nelle tue elegie,
esiliata, abbandonata da un Oriente distante.
I miei anni sono destrieri feriti dalle tue lance…
Non smettono di nitrire.
Straniera in casa tua
ma a casa mia
sovrana del lamento.
Oriente, che cosa mi hai fatto?
Ti ho amato, ma mi hai portato solo vergogna.
Mi hai sfigurata come un esercito di cieche Shahrazad,
hai superato ogni limite danzando sul mio corpo,
mi hai nutrita del desiderio delle stelle
nei rapidi istanti del fulmine…
ma tutto ciò da dietro un velo.

[Amal al-Juburi (1967) Iraq]

Sono una donna

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.

[Joumana Haddad (1970) Libano]

Donna d’acqua

L’acqua non è scivolata verso di noi
ardendo con la violenza della sete.
Perché l’acqua segue le mie tracce
dimentica dei sui canali
e delle pianure alluvionali?
Perché non poggio il mio viso
sull’orlo dell’acqua
per sapere
come ha potuto nasconderci il suo colore,
come le abbiamo fatto perdere l’odore?
Perché non divento il segreto dell’acqua?
Perché non divento femmina per il suo maschio,
e lo aspetto nella caraffa
fino al sopraggiungere dell’estate?

[Amal Musa (1971) Tunisi]

Testo a cura di Silvana Sonno

   https://it.wikipedia.org/wiki/En%E1%B8%ABeduanna

martedì 27 aprile 2021

Serata letteraria in Craft Wordl

 

Inserite nel programma delle attività UnAcademy - NoiLab in Craft world, proseguono le "serate letterarie" con cadenza mensile, che vedono impegnati gli abitanti di Craft nella scelta dell'autore o autrice cui dedicare la serata.
"Nessun vascello è più veloce di un libro per portarci lontano" ha affermato Emily Dickinson, e con questa convinzione in queste serate letterarie inseguiremo gli autori e le autrici nelle avventure nelle quali ci hanno coinvolti come lettori.
Dopo la serata dedicata a Dante, in occasione del Dantedì, è ora la volta di Arthur C. Clarke. A suo modo, ogni scrittore o scrittrice ci fa protagonisti di avventure cosmiche, anche quando il cosmo non sia altro che il nostro mondo quotidiano. Se con Dante abbiamo attraversato una visione del cosmo ancor dentro la visione tolemaica, con Clarke ci avventureremo nelle profondità di uno spazio senza confini che si fa sempre a noi più vicino attraverso la scienza, la tecnologia e l'immaginazione, un'immaginazione che proprio dalla scienza e dalla tecnologia è spinta sempre più oltre il conoscibile.
Ci accompagneranno in questo viaggio nella scrittura di Arthur C. Clarke, il guru delle nuove tecnologie della comunicazione Giuseppe Granieri, ideatore e animatore della comunità di
unAcademy Italia
, e
Lorenza Colicigno
, curatrice della Città Letteraria in NoiLab, insieme al builder Tonino Lane.
 
Ho voluto partecipare a questa serata letteraria, anche se si trattava di letteratura di fantascienza, che a me non è mai piaciuta e di Arthur C. Clarke non ho letto niente. Comunque a parte il fatto che ancora non mi so muovere tanto nel mondo immateriale, è stata un'esperienza che mi è piaciuta tantissimo. Tutti i partecipanti in tuta spaziale, tranne io, nello spazio sulla navicella spaziale.
 
 

 Molto interessante l'intervista a Giuseppe Granieri :
-Clarke ha saputo immaginare il mondo in cui viviano dominato dalla tecnologia.
-Immaginare altri mondi è un modo per comprendere il DIVERSO.
-Non è la tecnologia che ci sta cambiando, ma siamo noi che cambiamo.

 

BALLO FINALE in assenza di gravità

Cosa fa la primavera coi ciliegi?


"Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi"
Pablo Neruda


Cosa fa la primavera coi ciliegi?

Col  primo venticello del mattino

 viene ad alitare un fiato immenso

e prova a svelare  la bellezza

nascosta nei boccioli tremolanti.

Dà un tocco delicato ad ogni fiore

e infonde vita, luce e colore.

La primavera sui ciliegi

si posa come  nuvola bianca

e avvolge nell'arcano mistero 

dell'inverno ogni triste pensiero.




giovedì 22 aprile 2021

Il ciliegio

 

 
Il ciliegio selvatico,
 vestito di bianco,
si confonde,
 tra il bianco del cielo,
 freddo di neve,
in un pallido mattino,
di primavera,
e nel respiro del vento
vedo volare
ricordi ed emozioni
confusa
in quel bianco candore
cerco un alito d'afflato,
in un verso delicato 
 
 RM Aprile 2021
 


 

 Il mondo ha bisogno di un’educazione climatica di qualità per tutti. Gli educatori hanno il compito di difendere il pianeta, sensibilizzare le nuove generazioni e aprire loro la strada. Tutti siamo coinvolti in questo cambiamento e abbiamo molte opportunità per creare un mondo più luminoso e verde… non solo il 22 aprile!

 Dal web

Storia della Giornata Mondiale della Terra

L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia: credeva che gli esseri umani abbiano l’obbligo di occuparsi della terra e condividere le risorse in maniera equa. Nell’ottobre del 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace. Per lui la celebrazione della vita sulla Terra significava anche mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.

La proposta ottenne un forte sostegno e fu seguita dal festeggiamento del “Giorno della Terra” della città di San Francisco: la prima celebrazione della Giornata della Terra fu il 21 marzo 1970. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta. Questo documento venne firmato da 36 leader mondiali, tra cui il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant, Margaret Mead, John Gardner e altri (L’ultima firma di Mikhail Gorbachev è stata aggiunta nel 2000).

Un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitivaGiornata della Terra – Earth Day” veniva costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista. Mentre questa Giornata della Terra era però pensata come una manifestazione prettamente statunitense, fu Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) a rendere la manifestazione una realtà internazionale: dopo aver “contagiato” le città americane, Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni.

one people one planet

La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: nel 1969 a Santa Barbara, California, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.

Nel 2020 si celebra il 50° anniversario della Giornata della Terra

Giornata Mondiale della Terra: le prime celebrazioni

Le prime celebrazioni del Giorno della Terra si svolsero in duemila college e università , circa diecimila scuole primarie e secondarie e centinaia di comunità negli Stati Uniti. Anche se l’evento ebbe una portata nazionale si dovette aspettare il 1990 per vedere un’altro Earth Day significativo.

Nel 1990 la Giornata della Terra mobilitò 200 milioni di persone in 141 paesi ponendo l’attenzione sulle questioni ambientali nel palcoscenico mondiale. Le attività del giorno della Terra nel 1990 diedero un impulso enorme alla cultura del riciclo in tutto il mondo e contribuirono ad aprire la strada per il Summit della Terra organizzato dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio de Janeiro.

Per trasformare la Giornata della Terra in un evento annuale piuttosto che uno che si verificava ogni 10 anni, Nelson e Bruce Anderson, organizzatori principali dell’ Earth Day New Hampshire nel 1990, hanno costituito Earth Day USA. Questo comitato ha coordinato le successive celebrazioni del Giorno della Terra fino al 1995, incluso il lancio di EarthDay.org. Dopo il 25 °anniversario del 1995, l’organizzazione passò all’attuale Earth Day Network.

Nel 2000 la Giornata mondiale della Terra combinò lo spirito originale dei primi Earth Day con l’internazionalismo dell’evento del ’90. Il 2000 fu il primo anno in cui venne usato Internet come strumento principale di organizzazione: questo si rivelò prezioso a livello nazionale e internazionale. Kelly Evans direttore esecutivo, arruolò più di 5.000 gruppi ambientali al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone con un record di 183 paesi. Leonardo DiCaprio fu l’ospite ufficiale dell’evento, e in circa 400.000 parteciparono all’evento principale non ostante la pioggia fredda di quel giorno.

La gabbia Dorata di Camilla Lakberg


 

 

La gabbia dorata è un noir  drammatico che parla di tradimento, inganno, riscatto e vendetta.

E' la storia di una donna, Faye, che sembra avere tutto. Un marito perfetto, una figlia adorabile e un lussuoso appartamento nel quartiere più elegante di Stoccolma. Ma, è solamente una gabbia dorata in cui si è rinchiusa,  tormentata dai ricordi legati al suo oscuro passato a Fjällbacka. 

 È il 2001 e Matilda ha appena lasciato Fjällbacka, un luogo fatto  di brutti ricordi, di una vita dolorosa  di violenza e morte. È una giovane donna ambiziosa che dopo tanta fatica e tanti sforzi è riuscita ad entrare all’università  a Stoccolma e vuole avviarsi verso un futuro di riscatto. È proprio per questo che  rinuncia al suo primo nome e adotta ufficialmente il secondo, Faye. È qui che conosce Chris, amica brillante e intraprendente che non la abbandonerà nemmeno nei momenti di bisogno. Ed è sempre qui che incontra Jack Adelheim, nobile e benestante uomo, fondatore della Compare e socio di Henrik, di cui  si innamora follemente, si sposa e diventa madre  di Julienne. Lei ha rinunciato al suo sogno, ha interrotto gli studi, nonostante il suo talento, e , pur essendo molto intraprendente per gli affari, diventa sottomessa al marito e diventa una moglie perfetta.

 Un giorno, tornando a casa prima del previsto, scopre il marito a letto con una collega e il mondo le crolla addosso. Come se non bastasse, il marito, chiede il divorzio e la lascia  senza casa e senza soldi. Ma lei, tradita e umiliata, trova la forza per operare la vendetta e capovolgere la situazione.

E' una storia piuttosto surreale che parla di donne vendicative e arrabbiate disposte a tutto, pur  di realizzare un piano diabolico, una storia che scende  nella volgarità nelle scene di sesso e droga. Vorrebbe essere un invito alle donne vittime, plagiate o sottomesse, a ribellarsi alla propria gabbia dorata, ma non penso che si debba fare in quel modo così spietato.

E' un libro che mi è piaciuto solamente per la lettura scorrevole e perchè mi ha destato curiosità per il finale, che poi mi ha deluso.

Camilla Läckberg è tra le autrici scandinave più lette al mondo e con oltre ventitré milioni di copie in sessanta paesi, imprenditrice di successo, fondatrice di Invest in Her, società che investe nell’imprenditoria al femminile, impegnata in prima linea per l’abbattimento delle disparità tra uomo e donna in particolare in ambito salariale.

-«Con l'età ho capito che ho una voce pubblica e che la gente mi ascolta. Ora voglio usarla per parlare di temi che mi stanno a cuore»

  

sabato 17 aprile 2021

Vaccino Astrazeneca senza prenotazione

 


Non scrivo il diario sul blog, ma questa la voglio raccontare...

Mi sono vaccinata! Ultimo giorno senza prenotazione!Mi sono sobbarcata la fila di 3 ore anche se ero  riuscita a prenotarmi, ma per vari motivi che non sto a rimurginare, mi sono messa in fila di attesa...ero il n. 67, avevano detto in tv che ci sarebbero state predisposte 15 postazioni ma il serpentone della fila alle ore 9,15 girava per tre curve e quello a fianco a me della fila successiva aveva il numero 1030...non ci ho capito granchè, comunque mi son messa in coda e, avanzando di un passo ogni 4-5 minuti, al freddo di quella mattina e in piedi, mi son lasciata trascinare dalla folla.

 Quando si sta a stretto contatto con le persone e, nostante le regole anticovid di mantenere le distanze e di non parlare neanche con la mascherina, è naturale ascoltare le confidenze di qualcuno, anche se non si conosce. Dietro di me una signora con il diabete a 500, cardiopatica che chiedeva a qualcuno della sicurezza se  poteva avere la precedenza come categoria fragile... dopo un'ora di fila, le è arrivato il responso che non sarebbe stato possibile, quel giorno erano ammessi al vaccino, senza prenotazione, solo quelli di un'età compresa tra i 70 e i 74 anni. 

Ci avevano dato da compilare dei fogli per i dati personali, ma la mia penna senza una base di appoggio, non scriveva, ho adocchiato un tavolinetto dove stavano dei volontari della sicurezza, ma molto in lontananza, allora, visto passare una volontaria, che tutta sorridente chiedeva se qualcuno avesse bisogno di compilare il foglio, mi sono affidata a lei, le ho consegnata la mia tessera sanitaria, lei aveva un cartone su cui poggiare le carte...

E poi piano, piano  sono riuscita ad arrivare al triage alle 11,45, a sedermi finalmente davanti ad un medico che mi ha fatto firmare l'anamnesi senza chiedermi niente e  subito dopo sono passata a fare il vaccino, erano le 11,46.

 Poi in attesa degli effetti del vaccino...Due nottate di febbre e  una di mal di testa. Come sto? Speravo in una migliore organizzazione...Eppure, bastava ‘tardare’ di un solo giorno ed organizzarsi al meglio.  Specie il primo giorno,a quanto pare, non sono mancati attimi di tensione. Si è reso necessario dopo diverse ore l’intervento delle forze dell’ordine per sistemare il tutto e fare ordine.

Comunque non mi sento di essere stata coraggiosa come dice il Presidente Bardi:  “Da giorni sui giornali e TG nazionali si parla del ‘Modello Basilicata’, ormai copiato in tutta Italia. Abbiamo avuto coraggio e abbiamo stupito tutti: abbiamo vinto una sfida e insieme possiamo vincere la battaglia contro la pandemia e tornare a vivere. Prudenza, responsabilità e orgoglio lucano. Avanti!"

Dovrei dire che mi sento sollevata, perchè solo con il vaccino ci si può tutelare dal Covid come sto leggendo da più parti: “Tutti e tre i vaccini ad oggi disponibili in Italia sono efficaci nell’evitare le forme gravi del Covid-19, quindi l’ospedalizzazione, abbassando il rischio di morte. Adesso un nuovo studio condotto negli Stati Uniti mostra che il siero AstraZeneca è efficace al 79 per cento, e non solo al 62 per cento, anche nell’evitare le forme più lievi di malattia, mentre per quelli di Pfizer e Moderna questo dato è del 95 per cento. La percentuale sale quasi al 100 per cento per le forme più gravi per tutti e tre questi vaccini”. 






martedì 13 aprile 2021

Haiku di primavera

 


 Al crepuscolo
Uno squarcio di cielo
tra ombre e nubi

Dal web

La luna piena
illumina i fiori
Invita i sogni

 
 
 

 
Alberi in fiore
e verdeggia il prato
Petali al vento

 

sabato 3 aprile 2021

Buona Pasqua!

 Pasqua 2021 

 



Auguriamoci di vincere ogni tristezza e di stupirci sempre della vita !

Dall’uovo di Pasqua
(Gianni Rodari)

 
Dall’uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: “Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio”.
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
“Viva la pace,
abbasso la guerra”.