domenica 26 aprile 2020

Le città invisibili di Italo Calvino


 «A un imperatore melanconico, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che possono valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.»  Italo Calvino

Italo Calvino è uno degli autori da me preferiti, ho audio-ascoltato questo testo, composto di 9 capitoli, in cui avviene il dialogo tra l'imperatore dei Tartari Kublai Khan e Marco Polo

 "Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
– Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
–  Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, –  risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge:
– Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco."

Marco Polo descrive 55 città che hanno nomi di donna,  in un modo quasi fiabesco, ma come simbolo della complessità e del disordine della realtà e appaiono come il tentativo di dare un ordine a questo caos del reale . Perché ciò che Calvino vuole mostrare, come da lui stesso affermato alla fine del libro, è “l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme” e i due modi per non soffrirne: “Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio  Ma queste città sono anche sogni, come dice Marco Polo: “tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra” 

[,,. una è la città in cui s'arriva la prima volta, un'altra quella che si lascia per non tornare; ognuna merita un nome diverso.." 

E' un libro che mi propongo di leggere in cartaceo.

 

giovedì 23 aprile 2020

Focaccia con le bietole

https://blog.giallozafferano.it/lepassionidima/focaccia-con-la-bietola/

Ingredienti

Per la bietola

  • 500 gBietole
  • 1Scalogno
  • q.b.Olio extravergine d’oliva
  • q.b.Sale
  • q.b.Peperoncino

Con il lievito madre

  • 150 gLievito madre
  • 300 gFarina 0
  • 200 gAcqua
  • 1 cucchiainoZucchero
  • 2 cucchiainiSale
  • 1 cucchiaioOlio extravergine d’oliva
    Con questa dose l'impasto è venuto poco denso e ho aggiunto un altro po' di farina.
    Ho mischiato anche la farina di semola
    Lievitato molto bene dalle 10 alle 19 con i giri di forza per due volte, perchè si era piena la coppetta, l'ho dovuta travasare in due coppette. 

Con il lievito di birra

  • 300 gFarina 0
  • 3 gLievito di birra secco
  • 300 gAcqua
  • 1 cucchiaioZucchero
  • 2 cucchiainiSale
  • 1 cucchiaioOlio extravergine d’oliva

Preparazione

  1. Nella ciotola della planetaria mettere la farina e il lievito e cominciare a mescolare a bassa velocità, aggiungere l’acqua poco per volta, l’olio, lo zucchero e il sale, impastare fino ad aver finito tutta l’acqua ed aver ottenuto un composto liscio.
  2. Rovesciare l’impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e fare le pieghe di rinforzo, vi metto il video su come fare le pieghe https://youtu.be/geQsr787odE
  3. Mettere l’impasto in una ciotola leggermente oliata, coprire con la pellicola trasparente e lasciarlo lievitare fino al raddoppio di volume.
    Io impasto la sera e metto in frigo, poi la mattina appena sveglia tolgo dal frigo e lascio lievitare.

  4. Pulire e lavare bene la bietola.
    In un’ampia padella far scaldare l’olio con lo scalogno tritato (e il peperoncino), aggiungere la bietola e coprire con il coperchio per fa appassire ( non c’è bisogno di aggiungere acqua perché la bietola ne rilascerà tanta), quando sarà un po’ appassita aggiungere il sale e continuare a cuocere per circa mezz’ora, poi spegnere e lasciare raffreddare.
  5. Dividere l’impasto della focaccia in due parti, stendere una parte con le mani su una teglia unta d’olio, bucherellare con la forchetta e mettere la bietola. Coprire con l’altra parte d’impasto allargato con le mani. Chiudere bene i bordi, bucherellare con la forchetta e spennellare la superficie con un’emulsione di acqua e olio.
  6. Infornare  in forno preriscaldato a 220° in funzione ventilata per circa 15 o 20 minuti regolatevi comunque per i tempi di cottura con il vostro forno. Togliere la focaccia dal forno, spennellarla nuovamente con l’emulsione di acqua e olio e lasciarla raffreddare leggermente su di una grata prima di tagliarla e servirla.

martedì 21 aprile 2020

Lievito madre fatto in casa

                                        Questo è il mio


https://blog.giallozafferano.it/mastercheffa/lievito-fatto-in-casa/

Ho creato un impasto semi-liquido con acqua, farina e lievito e ho iniziato a dargli da mangiare quotidianamente un po’ d’acqua e farina, facendogli assaggiare tutte quelle che avevo in casa: grano duro, manitoba, grano tenero, integrale…

Tecnicamente, ho quindi fatto un poolish, che è un impasto dove quantità di acqua e farina si equivalgono, ma ammetto di non essere stata guidata da particolari principi tecnici nella scelta delle proporzioni.
Semplicemente, un impasto molto morbido mi è sembrato più semplice da utilizzare rispetto a uno compatto. Inoltre, data la sua consistenza, mi basta utilizzare un cucchiaio per rinfrescarlo e non devo nemmeno sporcarmi le mani!

 Impasto praticamente tutti i giorni quindi nutro il mio lievito quotidianamente, ma quando si utilizza meno si può anche mettere “a ninna” in frigorifero e nutrirlo ogni 5-7 giorni.

“Dare la pappa” al lievito vuol dire aggiungere un po’ d’acqua e farina, che serve per permettere ai lieviti di continuare a trasformare gli zuccheri della farina, perché dopo un certo numero di ore quelli dell’impasto iniziale sono tutti trasformati.
Rispetto al lievito madre, questo prodotto con il lievito di birra ha una forza maggiore, che acquisisce fin dai primi giorni.

Ecco tutti i miei suggerimenti per realizzare il lievito fatto in casa: proverò anche a surgelarlo… vi farò sapere!



lievito fatto in casa

 

ingredienti

Per l’impasto base:

  • 2 gLievito di birra secco (oppure 5-6 g di quello fresco)
  • 100 gFarina Manitoba (o farina tipo 1 o 2 preferibilmente)
  • 100 mlAcqua

Per i rinfreschi:

  • 50 mlAcqua
  • 50 gFarina (meglio alternare le tipologie)

Una volta ogni 15 giorni:

  • 1 cucchiainoMiele

Preparazione

  1. lievito fatto in casa passo passo 1
    Creare il lievito fatto in casa con la mia tecnica del poolish è davvero semplicissimo: mettete la farina con l’acqua e il lievito in una ciotola e mischiate con un cucchiaio, poi coprite con la pellicola e lasciate lievitare per 10-12 ore a temperatura ambiente.
  2. A questo punto, fate il primo rinfresco, ovvero nutrite il lievito con 50 g di farina e 50 ml di acqua, mischiate e coprite nuovamente.
    Fate la stessa cosa dopo 12 ore.
    Se non si deve utilizzare meterlo in frigo chiuso con un coperchio poggiato sopra e rinnovarlo dopo 4/5 giorni
  3. lievito fatto in casa passo passo 2

martedì 14 aprile 2020

A casa in quarantena





In quarantena
la mia casa
mi apre la sua porta
dal di dentro,
lascia fuori
l’ansia del contagio
e mi porta ad indagare
nel profondo,
in un tempo
sospeso a chissà quando,
in una danza
nel vortice del tempo,
su passi di paura e di speranza,
su un vecchio repertorio,
senza orario e senza calendario.
La mia casa
mi apre le finestre
all’orizzonte,
dove le montagne
godono nel sole
e un pezzo di cielo
nel mandorlo in fiore.
Le gazze ladre
in volo all’impazzata,
rompono il silenzio del giardino,
rubano il fermento della vita
ad una primavera troppo inquieta.
Il salice piangente
coi rami flessi a terra,
allunga le sue braccia
in un bacio di preghiera
per il dono della linfa ricevuta.
La natura in fermento si rinnova,
incurante dell’angoscia che c’è intorno,
si riappropria del suo spazio
ed è giallo di speranza
quel ciuffo di margherite
spuntate nel cemento.

 R.M.14 /04/2020

La rosa



Non voglio
raccogliere la rosa.
Voglio
osservare i suoi petali,
labbra protese
verso un bacio.
Voglio
osservare i suoi colori
limpidi e puri
come lo sguardo
di un bambino.
Voglio
sfiorare le sue spine,
per ferirmi di illusioni.
Voglio
veder sfiorire
i suoi petali nel vento
per poter scoprire
il mistero della vita
(rm maggio 2013