domenica 20 settembre 2020

Cornetti

 INGREDIENTI LIEVITINO : 25g di Lievito di Birra - 100ml di Acqua Tiepida - 1 Cucchiaio di Miele - 100g di Farina Manitoba
Nel bimby 150 g lievito Madre acqua e miele 2 m. v 3, 37 °, aggiungere lafarina,v.2 2 m.
Lasciar lievitare nel bimby x 1 ora
 IMPASTO : 500g circa di Farina (metà Manitoba e metà tipo 00) - 125ml di Latte - 90g di Burro Fuso - 2 Uova - 80g di Zucchero - Buccia di 1/2 arancia grattugiata. Nel bimby mettere tutti gli ingrdienti tanne la farina,3m. v.3, aggiungere la farina un po' alla volta v. spiga 2m.
Mettere in una coppetta alievitare fino al raddoppio.
 PER SFOGLIARE: 40g circa di Burro Fuso, 40g circa di Zucchero 1 rosso d'uovo per spennellare

VIDEO

Poi dividete l’impasto a metà. Potete anche congelarne una parte.
Stendete ogni parte in un rettangolo con base di 20 cm lunghezza quella che viene, importante che lo spessore della sfoglia sia di 1/2 cm
Tagliate via le estremità in modo che siano ben dritte.

Come sfogliare i Cornetti in 5 minuti

Scaldate il burro, fatelo leggermente raffreddare, pennellate la sfoglia di impasto:

In teglia rivestita di carta forno a distanza di 5 – 6 cm gli uni dagli altri. Cuocere forno statico 100° x20-25m.
un altro video  da provare

venerdì 18 settembre 2020

Almarina di Valeria Parrella

 

"Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri e inizia un tempo sospeso, un’isola nell’isola dove le colpe possono finalmente sciogliersi e sparire. Almarina è un’allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell’aula, se alzi gli occhi vedi l’orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore.

Esiste un’isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull’acqua, ed è lí che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant’anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l’altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze». Questo romanzo limpido e intenso forse è una piccola storia d’amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi. Di espiare, dimenticare, ricominciare. «Vederli andare via è la cosa piú difficile, perché: dove andranno. Sono ancora cosí piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui»

E' la prima volta che leggo qualcosa di Valeria Parrella e  devo dire che ci ho impiegato un po' di tempo per entrare nella storia  e comprenderne lo stile molto personale, basato su un monologo intimistico, con brevi frasi e pochi dialoghi.

La protagonista è la professoressa Maiorano, insegnante di matematica in un carcere minorile, che racconta minuziosamente i fatti accaduti soffermandosi sulle emozioni e sulle sensazioni. E' una donna vedova da tre anni, che ha desiderato fortemente  un figlio, anche adottivo  e, ora, l'unica cosa che le resta è il proprio lavoro. Ed è proprio all'interno del penitenziario che incontra Almarina, ragazzina romena fuggita dal proprio paese e dal padre violento, insieme al fratello più piccolo.

E' la storia di due vite di solitudini, che pur rimanendo sempre al solito punto di partenza, per tutta la storia, riescono lo stesso a salvarsi perché sono “insieme” e ciò basta a far comprendere a entrambe alla fine del libro, che quella è l’unica soluzione per riempire le loro vite vuote dopo tante ferite.

È stato un libro che mi ha fatto riflettere su molte cose, tra le più importanti l'insegnamento in un ambiente così difficile..." in me l'idea che le guardie sono sbirri, che gli sbirri fanno male, che sei colpevole perché appena ne incontri uno ti nasce una pietra in tasca. Come possiamo stare tutti e due dentro Nisida stamane se io ho scelto di fare l'insegnante e tu la guardia carceraria? Se tu credi alla repressione, perché sto cercando la tua approvazione?"  

Condivido alcune frasi dal libro:

"Non ci baciammo quella sera, né le volte subito dopo: non c'era più fretta ora che ci eravamo incontrati. Procedemmo con la cura che meritano le cose eterne."Pag. 38 
 
... "se c'è un minore colpevole c'è un adulto colpevole."Pag. 62 
 
..."Napoli è una città che ci sa fare con la morte, le dà il giusto peso, che è quello della vita: cioè, preso individualmente, poco più di nulla."Pag. 6 
 
..."la morte ha questo di disperato: che si resta unici testimoni di qualcosa, dei patrimoni invisibili, delle giornate spettacolari."Pag. 53 
 
..."una tazza da sola sul tavolo della mattina non è un motivo sufficiente per svegliarsi. Napoli sì."Pag. 39




domenica 13 settembre 2020

Picciridda di Catena Fiorello

Picciridda di Catena Fiorello

 edito Giunti Editori.


 

La descrizione del libro da Giunti

"Una bambina speciale, una terra dura e struggente. ”Picciridda”, il romanzo d’esordio di Catena Fiorello, in una nuova edizione rivista dall’autrice, è la storia di Lucia, figlia di emigrati, che vive con la nonna, burbera e austera in una Sicilia dei primi anni Sessanta, e, come tutti i bambini che non hanno fortuna, anche lei è ”figlia della gallina nera”. Quando i suoi genitori sono emigrati in Germania in cerca di fortuna hanno portato con sé solo il più piccolo dei due figli, affidando ”la grande”, pur sempre picciridda, alla nonna paterna, ma Lucia, indimenticabile portagonista di questo romanzo, non accetta la condizione di una vita fatta di sacrifici e rinunce. Col passare dei mesi però l’esistenza della piccola portagonista si popola di persone e di affetti: le zitelle Emilia e Nora, l’amica del cuore Rita, la Massara Donna Peppina… Ci sono anche gli uomini, misteriosi e taciturni, un mondo da cui stare alla larga (come dice sempre la nonna) o tutto da scoprire (come sente Lucia). E proprio uno di quegli uomini nasconde un terribile segreto a cui la picciridda si avvicina sempre più, ignara di ciò a cui va incontro… Attraverso la voce incredibilmente autentica di una bambina, Catena Fiorello ci regala un romanzo profondo e toccante, che ci parla con intelligenza e passione della sua terra e della sua gente."

 Una storia di emigrazione, subita da una bambina appena undicenne che non riesce a comprendere il sogno dei suoi genitori, quello di andare a lavorare all'estero, per potersi comprare una casa.

"La mia famiglia, pensavo, si dirigeva verso un destino cupo, un mondo sconosciuto ad attenderli fatto dija e nein… ma forse più nein chejaì Quella sera riuscii a dire poco, quasi nulla. Le parole non venivano fuori, stavano ferme, a pesarmi da qualche parte, senza trovare la strada. Solo i miei occhi giravano in un vortice impazzito, inseguendo i movimenti di loro tre, che da lì a qualche minuto avrei salutato. Per sempre. Quando si hanno undici anni quasi tutto è per sempre. Se poi la tua famiglia sta per emigrare in un paese straniero, e siete ai saluti a un binario della stazione, per sempre è l’unico concetto possibile."

Un libro che fa riflettere sull'emigrazione avvenuta negli anni 60, dai nostri paesi del sud, quando i migranti eravamo noi, negli anni del boom economico, epoca di fame, di migrazione, di speranze di ricchezza in altri luoghi. La storia viene narrata dalla voce della bambina, che coinvolge il lettore nella disperazione per essere stata abbandonata dai suoi genitori , ma esprime anche la forza delle donne siciliane, anche se sono solo undicenni. 

"Il macigno di quel segreto, di quel masso incombente, mi spingeva come una mano nemica verso una gola che aspettava di inghiottirmi. E nel riverbero accecante di quel vuoto profondo, intravedevo nitidamente l’ombra delle mie caviglie divincolarsi, senza forze, da quella violenza cieca. Non ce l’avevo fatta. Non ne ero uscita. Seppure il vecchio, con freddezza, aveva aperto la porta sputandomi all’esterno come un ragno inatteso, io non ne ero venuta fuori tutta intera."

E' una storia di vita, di una bambina  violata nel corpo e nell'anima,  che poi, non è più una picciridda,  è cresciuta, vive altrove è ginecologa ha una sua vita , ma deve sciogliere gli ultimi nodi davanti alla tomba della nonna, per liberarsi dal dolore e vivere  serena  la vita che si è scelta. 

E' la prima volta che leggo un libro di Catena Fiorello, la lettura è abbastanza scorrevole, pur affrontando temi abbastanza profondi, che offrono molti punti di riflessione come lo stupro, l'adolescenza, la violenza e la condizione delle donne in Sicilia.

Catena Fiorello è una scrittrice siciliana. Per Rizzoli sono usciti con successo Casca il mondo, casca la terra nel 2011, Dacci oggi il nostro pane quotidiano nel 2013 e Un padre è un padre nel 2014. L’ultimo suo romanzo, L’amore a due passi (Giunti 2016), è entrato nella TOP TEN delle classifiche. Picciridda viene ripubblicato da Giunti in una versione completamente rivista dall’autrice. 



 

Bombette di pizza con melanzane

QUI ALTRE RICETTE

telegram.me/arteincucina

Ingredienti:

  • 250 g di farina tipo 0
  • 125 ml di acqua
  • 6 g di lievito di birra
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • per farcire:
  • 1 melanzana
  • 3-4 cucchiai di pomodorini
  • 1 spicchio di aglio

Procedimento: 

Modifica per l'impasto v. pizza con le bietole

  1. Sciogliete il lievito nell’acqua e poi versatelo nel robot.
  2. Aggiungete quindi la farina con il sale e lavorate l’impasto.
  3. Prelevate poi l’impasto e mettetelo a lievitare in una ciotola coperta da pellicola fino al raddoppio, nel forno preriscaldato e spento.
  4. Più o meno ci vorranno 2-3 ore, dipende anche dalla temperatura esterna.
  5. Tagliate le melanzane a cubetti non troppo grandi e friggeteli con uno spicchio di aglio e i pomodorini con il coperchio chiuso.
  6. A lievitazione prelevate quindi l’impasto e dividetelo in pezzi da 80 g
  7. Schiacciateli i pezzi nel palmo della mano e farcite con pezzetti di provola e le melanzane.
  8. Richiudete sotto e mettete a riposare sulla placca del forno per 20-30 minuti, nel forno spento.
  9. Trascorso il tempo, togliete la placca dal forno, preriscaldate il forno a 250° e infornate.
  10. Cuocete per circa 15 minuti abbassate poi la temperatura a 220° se è troppo alta e proseguite per altri 5 minuti.
  11. Sfornate e servite, ottime calde ma vanno bene anche fredde.