In
quarantena
la mia
casa
mi apre
la sua porta
dal
di dentro,
lascia
fuori
l’ansia
del contagio
e mi
porta ad indagare
nel
profondo,
in un
tempo
sospeso
a chissà quando,
in
una danza
nel
vortice del tempo,
su
passi di paura e di speranza,
su un
vecchio repertorio,
senza
orario e senza calendario.
La
mia casa
mi
apre le finestre
all’orizzonte,
dove
le montagne
godono
nel sole
e un
pezzo di cielo
nel
mandorlo in fiore.
Le
gazze ladre
in
volo all’impazzata,
rompono
il silenzio del giardino,
rubano
il fermento della vita
ad
una primavera troppo inquieta.
Il
salice piangente
coi
rami flessi a terra,
allunga
le sue braccia
in un
bacio di preghiera
per
il dono della linfa ricevuta.
La
natura in fermento si rinnova,
incurante
dell’angoscia che c’è intorno,
si
riappropria del suo spazio
ed è
giallo di speranza
quel ciuffo
di margherite
spuntate
nel cemento.
R.M.14 /04/2020
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