Alma di Federica Manzon è un romanzo che racconta il viaggio straordinario attraverso il tempo, la memoria e la Storia della protagonista Alma, costretta a tornare il giorno della Pasqua Ortodossa nella sua città natale, Trieste, per raccogliere l’inaspettata eredità del padre. Suo padre, un uomo senza radici che odiava il
culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma
sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si
potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del
maresciallo Tito “occhi di vipera”.
"Certe sere Alma la sentiva piangere in camera sua. Andiamo a cercare
papà, le diceva allora, ma sua madre scuoteva la testa, non avrebbe
saputo dire dove fosse, da qualche parte a est, in qualche hotel
Jugoslavija e forse nella villa di qualcuno. Si asciugava gli occhi con
il bordo del lenzuolo che si striava di nero e le diceva che loro non
sarebbero andate da nessuna parte, sarebbero rimaste in città perché lì
papà sarebbe sempre tornato. E Alma a sette o a dieci anni sapeva che a
richiamare suo padre era la città, non la famiglia.Se qualcuno un
giorno le avesse detto che lei avrebbe messo il piede dentro quelle
stesse impronte, l’avrebbe guardato con orrore."
A Trieste Alma ritrova una mappa
dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani,
dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della
tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce
dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne
andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle
valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti
all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di
Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato
nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è
proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un
antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è
l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la
Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non
potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre,
l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.)
Alma solo allora comprende le parole del padre: " noi intellettuali credevamo nel potere delle idee e del pensiero, ma le idee e il pensiero sono quanto di più distanti dal potere!" e cerca di ricostruire la propria identità personale e familiare.
Questo romanzo attraverso
un personaggio femminile complesso e sfaccettato, riesce a rendere sia
la complessità dell’animo umano che gli eventi intricati avvenuti in
Jugoslavia prima e dopo i conflitti devastanti. E' una narrazione davvero particolare che all'inizio mi ha dato qualche difficoltà nel combinare i vari pezzi della storia, ma poi, mano a
mano sono riuscita a delineare la trama, la scoperta dell' identità della città, del tempo
della fine della Jugoslavia e dello sviluppo del conflitto tra le
repubbliche e della figura del padre, tra Trieste e la
Jugslavia di Tito.
Un romanzo molto intenso per i temi affrontati, dalla lettura scorrevole che induce a delle riflessioni e a domandarci chi siamo e da che parte vogliamo stare, a riconoscere che a volte si paga"un prezzo ingiusto per una battaglia giusta" e che le guerre si somigliano tutte e che forse dovremmo imparare qualcosa.
Alma
è stata una giovane prima, e ora una donna, sradicata, che abita e
frequenta luoghi, ma si sente sempre e comunque una straniera, anche in
quella che era la sua casa. È una donna consapevole delle origini della
famiglia materna, abituata ad agi, frequentazioni e luoghi che non
rispecchiano, in fondo, i suoi ideali, e che quasi nulla sa del padre,
della sua storia e della sua provenienza.
--
Di cosa parla e perché leggere "Alma", libro vincitore al Campiello
https://www.today.it/libri/recensioni/alma-federica-manzon-campiello.html
© Today