lunedì 1 dicembre 2025

Ferito a morte

La vicenda narrata in Ferito a morte si svolge nell’arco di circa undici anni, dall’estate del 1943, quando, durante un bombardamento, il protagonista Massimo De Luca incontra Carla Boursier, fino al giorno della sua partenza per Roma, all’inizio dell’estate del 1954. Tra questi due momenti il racconto procede per frammenti e flash, ognuno presente e ricordato, ognuno riferito ad un anno diverso, anche se tutti sembrano racchiusi, come per incanto, nello spazio di un solo mattino: la pesca subacquea, la noia al Circolo Nautico, il pranzo a casa De Luca…. Negli ultimi tre capitoli vi è poi come una sintesi di tutti i successivi viaggi di Massimo a Napoli, disincantati ritorni nella città ..."(Mondadori)

 La vera protagonista di questo romanzo  è Napoli: una città «che ti ferisce a morte o t'addormenta, o tutt'e due le cose insieme». E'  «La Foresta Vergine», odiata e amata, temuta, sconfitta e sempre sognata.  Una Napoli che si sveglia dopo la fine della guerra e  che vive nella psicologia del miracolo, sempre nell'attesa di un fatto straordinario tale da mutare di punto in bianco la sua situazione. 

 Nei dialoghi di questi giovani della borghesia napoletana ci sono le illusioni e  le disillusioni, la nostalgia e  i ricordi di belle giornate.Tra  i rimpianti per le grandi occasioni mancate c'è Carla, l'unica donna, irraggiungibile,  un fantasma o un sogno. 

 Nella luce calda e accecante di un'estate che non vuole morire, il colore che predomina è l’azzurro, quello mutevole del mare e quello inalterabile del cielo, tutto descritto da incantevoli immagini e vivaci descrizioni : «Una grande striscia rossa all’orizzonte, un rosso sfarzoso, e sopra nitido il profilo di lavagna viola delle isole, Ischia, Procida, Vivaro. Anche Capo Miseno, nella distanza, è come un’isola sospesa sul mare. Il cielo, verde acquamarina sulle nostre teste, dietro Monte Solaro, dove annotta, è di cartavelina blu trasparente. Un’increspatura lunga s’avvicina rabbrividendo veloce dalla parte dove è sparita la scia del vaporetto...»

Ho avuto difficoltà a leggere questo libro, l'ho iniziato per ben due volte e lasciato...Mi disperdevo tra i salti temporali dei dialoghi che passano dalla prima  alla terza persona, in una prosa che non presenta lo stile narrativo della prosa letteraria.

Di Raffaele La Capria, avevo letto un suo libro, La neve sul Vesuvio. L'avevo letto ai miei alunni  come pre-testo in un progetto di sperimentazione di un"Laboratorio di clinica di apprendimento" . Un libro di tutt'altro stile che racconta la fatica di crescere del protagonista, Tonino, dal tempo dell'infanzia fino alla pubertà. Perciò forse anche la mia delusione nel leggere questo libro. Comunque è un libro vincitore del premio Strega del1961 e,  forse bisogna rileggerlo, come consiglia  Sandro Veronesi, in un suo recentissimo contributo sul «Corriere della Sera», " è come un boomerang che ritorna, tanto vale rileggerlo o almeno di di rileggersi almeno il primo capitolo." 

Nel gruppo "La Potenza dei libri", molti non sono riusciti a leggere il libro , qualcuno a cui è piaciuto ha parlato della Napoletanità, della bellezza delle descrizioni,  del periodo storico che bisogna considerare e di leggerlo come una poesia e rileggerlo.

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