C’è ancora domani di Paola Cortellesi è il film più visto dell’anno, infatti sta spopolando nei cinema con più di un milione di spettatori per un incasso di 9,5 milioni di euro. Io da tanto tempo che non vedevo la fila alla biglietteria!
Lo scenario del film è quello degli anni cinquanta, del dopoguerra, in cui le famiglie di una borgata romana provano a riprendere la vita dopo lo scempio della guerra. La storia è quella di una donna, mamma e moglie, Delia (Paola Cortellesi) che subisce violenze domestiche, dal marito-padrone violento e alcolizzato Ivano (Valerio Mastrandrea) ma non si dà per vinta e cerca di riscattare la sua figura.
Tutto si svolge in un quartiere popolare a Roma caratterizzato da personaggi caricaturali che rappresentano uno spaccato della società di quel tempo: la figlia maggiore insofferente, il suocero burbero e volgare, le vicine pettegole, il meccanico (il primo amore), il soldato americano, la famiglia del fidanzato della figlia. C’è Giulio, il fidanzato della figlia che magari non è come Ivano, ma da suo padre ha imparato che, una volta che la donna diventa sposa, è di sua proprietà. Questo il messaggio evidente che la Cortellesi vuole evidenziare, la questione del possesso che non è legata solo alla cultura dell’epoca è un problema che resiste nei secoli sotto forme diverse, ma ugualmente allarmanti.
Penso che questo film sia piaciuto, perché, pur trattando il problema della violenza sulla donna rimane un film leggero e delicato che riesce ad avvolgere il dramma con la leggerezza dell’ironia e a trasformare le scene di violenza in passi di danza, a suon di musica e canzoni.
E’ un film che parla alle donne di diritti e di emancipazione, ritrae la società patriarcale di una volta,dove ognuna potrebbe ritrovarsi dentro ancora oggi…e il titolo “C’è ancora domani” ci dice che non bisogna dare tutto per scontato e giorno per giorno bisogna salvaguardare i nostri diritti: Il diritto al voto, all’autodeterminazione, al lavoro, al salario dignitoso, al rispetto della dignità psichica e fisica della donna.
In chiusura del film la canzone di Daniele Silvestri ci vuole dire che bisogna utilizzare il potere della parola, che è libertà, è riconoscimento e affermazione di sé:
E senza scudi per proteggermi né armi per difendermi
Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi
Con solo questa lingua in bocca
E se mi tagli pure questa
Io non mi fermo, scusa
Canto pure a bocca chiusa
Ti lascio il mio saluto e grazie per la visita
RispondiEliminaUna bellissima recensione per un film di un certo spessore. Buona giornata e grazie per le visite!
RispondiEliminaIo non l'ho visto ma ne ho sentito parlare molto bene !! Saluti
RispondiEliminaAppena riesco andrò a vederlo. Grazie e un sorriso per te.
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