Copio-incollo dal Gruppo Haiku italiani e giapponesi
In questa nota mi piacerebbe prendere in esame un altro tipo di componimento di origine giapponese: il sedōka e una sua variante chiamata mondō.
Il sedōka è una forma poetica meno conosciuta rispetto alla tanka o allo haiku, che li precede di diversi secoli. Compare, con ben sessantadue componimenti, nel Man’Yōshū (万葉集 , lett. “Raccolta di diecimila foglie”, silloge di poesie in giapponesi che raccoglie componimenti scritti tra la seconda metà del V e la metà dell’VIII secolo, la più antica che ci sia giunta) ma dallo VIII secolo in poi si trova di rado.
Originariamente la waka comprendeva non solo la tanka ma anche altre forme di componimenti poetici: la chōka, il bussokusekika, il katauta e, appunto, il sedōka. A parte la tanka, quest’altre forme di componimenti andarono in disuso del periodo Heian (794-1185 d.C.) così che il termine waka, nel corso del tempo, passò a indicare essenzialmente soltanto la tanka.
Il sedōka (lett. “poesia che torna a capo”) consiste di due terzine di 5-7-7 sillabe, dette katauta (lett. “mezza poesia”) per un totale di 38 sillabe.
Ogni katauta costituisce un poema indipendente e compiuto ma era considerato incompleto preso singolarmente. Questa forma era di frequente usata per rivolgersi a un amante, o un intimo conoscente, che rispondeva col katauta successivo, secondo un’ideale schema di botta e risposta, una sorta di duetto, oppure, nei due rispettivi katauta, si vedeva uno stesso soggetto sotto due punti di vista leggermente diversi.
Questo modo di scrivere, via via soppiantato nel corso degli anni dal renga (ripetizione di tanka, schema metrico: 5-7-5 / 7-7) e altre forme più popolari è oggi considerato una forma arcaica e il suo utilizzo è poco comune. Tuttavia il sapore antico e il maggior spazio espressivo che il sedōka offre rispetto al tanka, pur rimanendo un componimento estremamente breve, costituiscono insieme all’assenza di rigide regole di scrittura una forte attrattiva allo sguardo del poeta occidentale e un’interessante opportunità di sperimentazione.
Esempio:
Bruma d’autunno tu sei il faro che indica a che porto approdare.
Alla deriva - tra i flutti della Vita in te la mia essenza.
(Antonio Sacco)"
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