mercoledì 22 maggio 2024

La lettera d'amore di Cathleen Schine


La lettera d'amore di Cathleen Schine si presenta come un romanzo rosa che al primo impatto può apparire banale, ma poi, pur nella sua leggerezza porta a riflettere sulla capacità di scegliere, sulla nostalgia, sui rapporti umani e sulla libertà di amare.

 E' una storia d'amore che nasce in una libreria tinta di rosa, in cui la proprietaria, Helen, appassionata del suo lavoro, una bella quarantaduenne divorziata e con una figlia di 11 anni, si innamora del suo commesso, un giovane di 21 anni, Jonny, che durante l'estate trascorre le vacanze a Poquet (una cittadina sulla costa atlantica degli USA). Un giorno Helen trova una strana lettera d'amore che non ha nè un mittente, nè un destinatario, ma crea nella sua mente un susseguirsi di fraintendimenti e le procura pensieri bizzarri sui propri clienti della libreria, o anche su alcuni abitanti di Poquet che non sono frequentatori della sua libreria e sui suoi dipendenti. Tutti i personaggi coinvolti nella vicenda sono ben caratterizzati, in modo particolare le figure femminili delle quattro generazioni: nonna, mamma, Helen e la figlia.

La storia si svolge durante l'estate tra momenti di delicata ironia ed effusioni romantiche  e diventa avvincente, come un giallo, fino al finale alquanto imprevedibile.

Non mancano nel libro originali raffinatezze "cultural-estetiche" comparse qua e la,con citazioni di molti titoli ed autori, per chi volesse approfondire, perchè si tratta di una libreria molto frequentata ( con mia grande meraviglia).

E' un libro uscito una ventina di anni fa, trovato tra i libri di mia figlia, che mi ha incuriosito, visto il mio ultimo interesse per lo stile epistolare. Non l'ho apprezzato dall'inizio piuttosto monotono, poi man mano l'ho trovato piacevole e rilassante per il suo humour e la sua acutezza.

Voglio riportare un brano dalle riflessioni di Jonny sulla lettera:

"Le lettere si fraintendono così facilmente. Però puoi leggerle e ricorreggerle finchè non vengono proprio come vuoi. Non è come quando si parla. Certo, una lettera la puoi progettare, migliorare; puoi renderla più gradevole, più aspra, puoi cambiare idea. Ma una volta spedite, le lettere non possono cambiare, nè crescere, nè farsi influenzare, nè ritirarsi timidamente. Niente intonazioni, niente variazioni di volume, niente alterazioni dei lineamneti che possano ammorbidire le parole o chiarire un pensiero. Le lettere sono concrete. Sono storia. Si, pensò Johnny, ma una lettera è anche effimera. Nel momento in cui la infili in una busta cambia completamente. Finisce di essere mia, diventa tua. Quello che volevo dire io è sparito. Resta solo quello che capisci tu. Aprila: c'è dentro solo quello che ci vedi tu, nient'altro."


 

domenica 19 maggio 2024

FRIULI E VENEZIA GIULIA

 

30/04/ 2024

 Voglio fissare sul blog alcune immagini di un  viaggio, sia per condividerle a chi passa di qui e anche per conservarne la memoria e poter rileggere e approfondire le esperienze vissute ...

Questa volta abbiamo voluto fare l'esperienza del viaggio  di gruppo in pullman con un tour operator di 7 giorni e 6 notti, 30 aprile-6 maggio, due giorni in più per noi due di PZ, che abbiamo fatto la prima tappa in treno con pernottamento a Bologna e poi con una navetta abbiamo raggiunto  il punto di incontro di tutto il gruppo a Padova.  Il tempo non è stato bellissimo come si può vedere dalle mie foto, abbiamo avuto anche un po' di pioggia, comunque ci hanno accompagnato delle bravissime guide. 

Il Friuli è una Regione di confine,stretta tra le Dolomiti friulane e l’Alto Adriatico,conserva un immenso patrimonio culturale, frutto di contaminazione tra diverse culture e popolazioni.Ogni città ha le sue peculiarità ed ogni località ha i suoi prodotti tipici.

La cucina friulana risente fortemente della morfologia della regione che va dal mare ai monti, della diversità delle culture  delle popolazioni che l'hanno abitata. Noi abbiamo gustato il Frico, ( una specie di frittata di formaggio e patate),gli gnocchi, la guancetta ( è una parte del maiale che si presta bene a cotture lunghe e a fuoco lento, perché è ricca di collagene e di fibra piuttosto grossa, l'unica pecca...ci è stata servita in 4 ristoranti),ravioli e pasta ripiena, la Gubana (una specie di panettone ripieno di frutta secca). 

E' stato un viaggio molto interessante!

Frico
Gubana

Friuli e Venezia Giulia

Il Friuli-Venezia Giulia è una regione a statuto speciale situata nel Nord-Est della penisola. Conta quasi 1,2 milioni di abitanti e ha come capoluogo Trieste.

Confina a nord con l'Austria, ad est con la Slovenia a sud è bagnata dal mare Adriatico e ad ovest con il Veneto,

La regione è prevalentemente montuosa, con i rilievi, le Alpi Carniche e Giulie, concentrati a nord. Il monte Coglians, con i suoi 2 780 metri, è la cima più alta. Degradando verso il mare, incontriamo una fascia collinare, prima di arrivare alla pianura friulana.

La regione è composta da due distinte regioni. Una storico-geografica, il Friuli, che si fa risalire come realtà politica e amministrativa all'epoca medievale, e un'altra, la Venezia Giulia, il cui nome, proposto nel 1863 dal linguista Graziadio Isaia Ascoli, entrò in uso solo a partire dai primi anni del '900. I limiti della Venezia Giulia attuale sono oggetto di discussione: per alcuni questi corrispondono alla sola Provincia di Trieste, per altri, alla Provincia di Trieste e a parte di quella di Gorizia (in special modo i territori venetofoni che le appartengono: la Bisiacaria e la città di Grado). 

Continua qui https://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Friuli-Venezia_Giulia 

Queste le tappe  del viaggio, vai con un clic

 TRIESTE  

  GORIZIA    

 GRADO   

 AQUILEIA   

PALMANOVA    

  UDINE

CIVIDALE del FRIULI      

 GEMONA      

  SAN DANIELE del FRIULI

SESTO AL REGHENA

FRIULI e VENEZIA GIULIA -SESTO AL REGHENA

5 maggio -Pomeriggio 

Ultima visita al borgo medioevale di Sesto Al Reghena con l'antica Abbazia di Santa Maria in Sylvis

      


 
Qui all'interno non è stato possibile scattatre foto.

" L’origine di Sesto deve essere ricondotto all’epoca pre-romana, come ci confermano i numerosi reperti archeologici  rinvenuti nel territorio.
La romanità di Sesto è ribadita dal suo stesso nome: Sesto era una “statio, ovvero un posto militare situato al sesto  miliario della strada che collegava Concordia con il Norico.
Conobbe un significativo sviluppo con la dominazione longobarda, ma fu poi piegata dalle scorrerie degli Ungari.
Nel Medioevo visse un periodo di grande splendore con l’annessione dell’Abbazia e dei suoi territori al dominio feudale del Patriarcato di Aquileia, fino a quando Venezia invase militarmente il Friuli, nel 1418.’Abbazia di S. Maria in Silvis (così denominata perchè allora immersa in una estesa selva, dal latino silva) venne fondata intorno alla prima metà dell’VIII sec. d.C. Nel 762 tre nobili longobardi (Erfo, Marco e Anto), donarono tutti i loro beni a quello che all’epoca era un monastero maschile, rendendolo così prospero.
Nell’899 Sesto subì la devastante invasione degli Ungari, che la distrusse quasi completamente, ma tra il 960 e il 965 l’abate Adalberto II iniziò l’opera di ricostruzione e l’Abbazia accrebbe la sua potenza non solo sul piano religioso, ma anche civile, tanto da assumere l’aspetto di castello medievale, con il suo sistema difensivo formato da torri e fossati.
Nel 967 Ottone I, vincitore degli Ungari e restauratore del Sacro Romano Impero, donò al Patriarcato di Aquileia l’Abbazia di Sesto.
Successivamente, nel 1420, essa passò sotto la dominazione della Repubblica Veneta, la quale concesse dal 1441 fino al 1789, l’affido temporaneo di tutti i possedimenti ecclesiastici dell’Abbazia a prelati secolari, porporati che non seguivano le regole monastiche e che non risiedevano in loco.
IL COMPLESSO ABBAZIALE
Si accede alla piazza dell’Abbazia passando un robusto torrione, unico superstite dei sette che difendevano le mura, detto “del ponte levatoio”; di fronte si erge la massiccia torre vedetta (1050 ca.) scandita da lesene (elemento addossato a parete, consistente in un fusto a pianta rettangolare appena sporgente dalla parete stessa) trasformata in un secondo tempo in campanile: a sinistra l’antica cancelleria abbaziale (ora scuola materna); a destra la residenza degli abati (oggi sede municipale), costruzione d’impianto rinascimentale sulla cui facciata si conservano gli stemmi affrescati di cinque abati commendatari.
LA BASILICA
sestoLa facciata d’ingresso, risultato di modifiche avvenute lungo i secoli, è aperta da un semplice portale sopra il quale ci sono degli affreschi datati XI-XII sec. sovrastati da trifore: a sinistra una loggia del XIV sec. affrescata nelle pareti interne con una “scena cavalleresca” e un'”investitura”, in quella esterna con “S. Cristoforo, Madonna col Bambino e i Ss. Pietro e Battista”. A destra una scala balaustrata conduce al salone, un tempo coro notturno per i monaci, oggi adibito a sito per manifestazioni culturali.
Varcando il portone si accede al vestibolo interamente affrescato (nelle pareti il ciclo allegorico dell’inferno a sinistra e il paradiso a destra e San Michele nella facciata interna) del 1450 ca., attribuito ad Antonio da Firenze e allievi.
Nel vestibolo si apre a destra la Sala delle Udienze, oggi una sorta di pinacoteca.
Si passa poi all’atrio romanico, diviso in tre navate da pilastri quadrangolari che conservano tracce di decorazione a fresco.
L’interno della chiesa presenta un notevole apparato di pitture a fresco in cui spiccano quella della zona presbiteriale, eseguite intorno al secondo e terzo decennio del XIV sec da pittori giotteschi.
Nella facciata interna d’ingresso, entro lunetta, c’è la Madonna nimbata (con aureola) (XIV sec.); sopra la bifora lo stemma dell’abate commendatario Giovanni Grimani; a destra della porta il fondatore dell’Abbazia Erfo con la madre Piltrude; nel primo pilastro destro Ottone e Hagalberto (metà XIV sec.).
Nel presbiterio troviamo la scena simbolica dell’albero mistico, il Lignum Vitae, sempre della scuola giottesca.
Nella cripta, che si estende sotto il presbiterio ed è scandita da volte a crociera impostate su colonnine marmoree, si conservano: l’urna di Sant’Anastasia, splendido monumento d’età longobarda formata dai resti di una cattedra di marmo greco; il Vesperbild, la quattrocentesca Pietà in pietra arenaria da attribuire ad un maestro tedesco e l’Annunciazione, con l’angelo e la Vergine iscritti entro una nicchia aperta su due archi trilobati, degli inizi del XIV sec.
Le due figure si collocano sotto due arcate trilobe su colonne tortili: quasi due ideali bifore aperte sulla città rappresentata sullo sfondo secondo uno schema inconsueto alla plastica veneziana. L’opera è in bilico tra i modi lombardi e veneziani. Specialmente sul piano iconografico si pone quale tramite ideale tra gli avori bizantini di analogo soggetto e altri prodotti aquileiesi.
(da Scultura in Friuli. Il gotico, di Carlo Gaberschek, Udine 1981, p. 86).

      (https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/sesto-al-reghena-pn-abbazia-di-santa-maria-in-silvis/ )

Friuli e Venezia Giulia- Gorizia

2maggio

 Gorizia è un città di confine dominata da un castello e da  numerosi palazzi storici, chiese e sinagoghe. 

 
 





Nella piazza Transalpina sono ancora visibili i segni del muro di confine con la Slovenia che ha diviso la città  fino al 2004



Purtroppo  quel pomeriggio abbiamo avuto la pioggia e ho potuto visitare poco dal pulman

Qui le notizie su https://it.wikipedia.org/wiki/Gorizia

Grado

3 maggio




Il territorio del comune di Grado si estende tra la foce dell'Isonzo e il mare Adriatico e la laguna omonima che copre una superficie di circa 90 km quadrati e che va da Porto Buso a Fossalon. Il capoluogo si trova sull'isola maggiore ed è diviso in numerose zone e rioni: Gravo vecia (la città antica racchiusa dal perimetro del castrum romano), Borgo de fora, Isola della Schiusa, Colmata, Centro, Squero, Città Giardino, Valle Goppion - ex Valle Cavarera, Grado Pineta, Primero

                                            

La laguna comprende circa 30 isole.  Oltre all'isola maggiore, sono abitate stabilmente anche l'isola della Schiusa, collegata a Grado con due ponti, e l'isola di Barbana. Nell'entroterra, rientra nel comune di Grado la frazione di Fossalon, una fertile area agricola ricavata con una bonifica nella prima metà del XX secolo, e Boscat. La Valle Cavanata, presso Fossalon, è dal 1996 una riserva naturale protetta.

dal web


La basilica patriarcale di Sant'Eufemia è il principale edificio religioso di Gradoarcidiocesi di Gorizia, basilica e antica chiesa cattedrale del soppresso patriarcato di Grado

L'esterno, in stile paleocristiano, si presenta in mattoni e arenaria a vista e presenta rimaneggiamenti risalenti ai secoli XVII e XIX, in parte rimossi coi restauri eseguiti a metà novecento.
La facciata, rivolta sulla Piazza del Patriarcato, è ripartita a salienti e lesene e aperta da tre ampi finestroni, al disotto dei quali si intravedono le tracce dell'antico nartece, oggi scomparso. A essa è addossato sul lato destro il campanile, a cuspide, d'aspetto veneziano. 

 

L'interno, ampio e luminoso, è diviso in tre navate, delimitate da colonne in marmi policromi, in parte di epoca romana, così come i capitelli, sorreggenti gli archi. Sulla parte alta e lungo le pareti perimetrali, si aprono numerosi e ampi finestroni, che illuminano l'ambiente e il sovrastante tetto a capriate

Notevole è la decorazione musiva interna, in particolare per quanto riguarda il grande mosaico pavimentale, risalente alla fine del VI secolo. Sul lato sinistro della navata centrale si erge poi un alto ambone esagonale, di architettura moresca, con decorazioni scultoree del XIII secolo.

Nel presbiterio, decorato in alto da affreschi quattrocenteschi, trova posto la pala d'oro in argento sbalzato e cesellato, donato alla basilica nel 1372 dal nobile veneziano Donato Mazzalorsa. Ripartito in tre registri, entro cornici polilobate, raffigura: in quello superiore l'Annunciazione, il Cristo e i simboli degli Evangelisti, in quello inferiore una serie di archetti con figure di Santi e, nel registro centrale, Cristo in trono e San Marco che celebra messa. 


 

                                                                            Il Battistero

 

Il battistero  è un monumento paleocristiano che sorge nel centro storico della città, al fianco della Basilica di San'Eufemia

Ha forma ottagonale, con vasca esagonale. La sua costruzione risale al VI secolo. 

 

Basilica di Santa Maria delle grazie 

La basilica è stata costruita alla fine del VI sec. per volontà del Patriarca Elia, che negli stessi anni completò la costruzione della Basilica di Sant'Eufemia e avviò i lavori per la prima chiesa di Barbana.

La chiesa venne edificata sul sito di una precedente basilica paleocristiana risalente alla prima metà del V sec.

I due stadi della costruzione risultano evidenti nell'interno, che i restauri dell'architetto Alessandro Rimini nel 1924 hanno ripristinato a due livelli. L'altare e la navata centrale sorgono al livello della basilica eliana, mentre la navata destra e parte dell'abside, coperte da mosaici decorativi con motivi geometrici ed epigrafi, risalgono alla prima edificazione e sono posizionate circa un metro più in basso. 

La basilica ha curiosamente una base quadrata sia nella pianta che nell'alzato. L'interno è scandito da tre navate separate da due file di cinque colonne marmoree di provenienza diversa. Di particolare interesse l'altare, l'acquasantiera e la statua lignea della Madonna delle Grazie, tradizionale meta devozionale della popolazione gradese.

L'architettura della basilica è caratterizzata dal forte slancio verticale della navata centrale. La facciata in pietra e mattoni ha tre porte ed è ingentilita da una trifora.(Wuikipedia)

 

 

                                                                         dal web

                                                                            dal web
 

AQUILEIA

3 Maggio

Aquileia è una città d'arte con un patrimonio storico-artistico dovuto al suo  glorioso passato, nel quale non mancano suggestioni e leggende.

 Il Friuli comincia a prender forma ad opera dei Longobardi, che estendono al territorio il nome Forum Iulii, già proprio dell’odierna Cividale. Il ducato del Friuli ebbe un ruolo importante nei due secoli (568-774 d.C.) del Regno longobardo d’Italia, e un marchese del Friuli, Berengario, divenne anche re d’Italia e financo, ma precariamente e brevemente, imperatore. Senza dubbio i Longobardi hanno lasciato un’impronta notevole in questa terra, sia per quanto riguarda l’organizzazione territoriale e politica, sia a livello linguistico-culturale, e forse anche genetico. Tuttavia, essi costituivano solo un sottile strato di dominatori; il grosso della popolazione era costituito dai ‘romani’, cioè dai discendenti dei coloni italici (soprattutto del Sannio) cui era stato assegnato da Roma l’agro aquileiese.

 Aquileia, Aquilee in friulano, ], Olee[8] o Olea in friulano antico, Oggi la cittadina è relativamente piccola (circa 3 140 abitanti), ma durante l'antichità classica fu grande e prominente come una delle città più grandi del mondo con una popolazione di oltre 100.000 abitanti nel II secolo d.C. Colonia romana fondata nel 181 a.C., fu capitale della X regione augustea e metropoli della chiesa cristiana. Nella tarda antichità, la città fu la prima della penisola italiana ad essere saccheggiata da Attila, Re degli Unni,  è il più importante sito archeologico dell'Italia settentrionale.

Oltre alla centralità per i commerci ed i rifornimenti agli eserciti, il glorioso passato di Aquileia è legato all'aver rappresentato la sede del potente Patriarcato medievale che ha preso il nome dalla città friulana. Il Patriarcato di Aquileia era una delle entità religiose ed al contempo politiche più importanti del Medioevo, per certi versi equiparabile a Roma, e la sua Basilica era inevitabilmente destinata a diventare il punto di riferimento di molti e non soltanto in Italia.

Nel Medioevo la città friulana crebbe di conseguenza in maniera notevole, sviluppandosi attorno alla Basilica dei Patriarchi, il capolavoro romanico che ha reso celebre Aquileia insieme agli antichissimi resti dell'età romana, entrambi inclusi tra i patrimoni mondiali dell'umanità.

Il centro abitato di Aquileia circondò quindi la sua Basilica, il centro fisico e simbolico della città, estendendosi per un raggio di circa un chilometro ed inglobando anche i resti della precedente urbe romana.
Già da questa prima descrizione possiamo comprendere quanto sia suggestiva questa città friulana che nella zona verso la laguna di Grado mostra anche boschi, campi coltivati ed allevamenti.( da wikipedia)


 

La chiesa più importante di Aquileia ha origini apostoliche. Qui san Marco inviato da san Pietro a evangelizzare la città, consacra sant'Ermagora primo vescovo di Aquileia. La basilica è il più antico edificio di culto cristiano dell'Italia nord-orientale. Nonostante i vari interventi posteriori, la basilica di Aquileia mantiene le forme dell'XI secolo.

La prima parte venne edificata successivamente all'editto di Costantino, per volontà del vescovo Teodoro. Essa era costituita da due aule parallele, connesse da una trasversale. Tra il 1021 ed il 1031 venne realizzata una quasi totale ricostruzione, per desiderio del patriarca Poppone, e venne edificato il campanile isolato, alto 73 metri, a cuspide, che costituì prototipo per le costruzioni friulane ed istriane.

In seguito al terremoto del 1348, la basilica venne ulteriormente restaurata, acquisendo interventi in stile gotico, tra il 1350 e il 1381. Infine, accolse sovrapposizioni di matrice rinascimentale, soprattutto per quanto concerne le decorazioni della zona del presbiterio, nel periodo della dominazione veneziana.

La facciata a doppio spiovente, si apre allo spazio antistante attraverso una bifora ed un portico. L'interno è a croce latina, a tre navate e presenta il presbiterio rialzato.

Tra le antiche mura, si è conservato uno straordinario pavimento a mosaico di inizio del IV sec, con scene dell'antico testamento, che è particolarmente interessante perché,  ad Aquileia si nota ancora uno stile naturalistico di matrice ellenistica, sebbene già pienamente adeguato alla nuova simbologia cristiana.

Si nota quindi il "pesce", ichthys in greco, acronimo di Iesus Cristos Theou Uios Soter ("Gesù Cristo Salvatore figlio di Dio"), le storie di Giona, esempio dell'Antico Testamento allusivo alla morte e resurrezione in tre giorni, il buon pastore, la lotta tra il gallo e la tartaruga, eccetera. Il gallo, che canta all'alba al sorgere del sole, è ritenuto simbolo della luce di Cristo.[23] La tartaruga è simbolo del male, del peccato a causa dell'etimologia del termine che è dal greco Ταρταρικός, Tartarikós, "abitante del Tàrtaro".[24] Recenti studi hanno evidenziato che molti simboli presenti sui mosaici sono attribuibili allo gnosticismo  ed alla sua cosmologia.  Frequente è anche la raffigurazione musiva del nodo di Salomone

I "mosaicì", in uno stato di conservazione eccezionale sia per ampiezza, che per completezza delle scene e interesse iconografico, si trova nell'antica basilica di Aquileia, quella dei "battezzati", poiché ad Aquileia esisteva anche una seconda chiesa, accanto alla prima, per i catecumeni, coloro cioè che non avevano ancora ricevuto il battesimo, secondo l'usanza di allora di battezzarsi solo in età adulta, che quindi erano spesso la maggioranza dei fedeli. 



 

All'inizio della navata sinistra, si può accedere alla "Cripta degli Scavi" dove sono visibili i resti della basilica paleocristiana. 


 

Alla fine della navata destra si incontra la cappella di Sant'Ambrogio o cappella della famiglia milanese dei Della Torre con all'interno i sepolcri di cinque membri di quella famiglia dei quali tre patriarchi di Aquileia tra cui Raimondo della Torre




( Le notizie da Wikipedia)


 


GEMONA - Friuli Venezia Giulia

Gemona sorge a 272 m.s.l.m. (altitudine del centro storico) su un conoide alluvionale alle pendici delle Prealpi Giulie e comprende zone geograficamente molto diverse: dalla pianura delle borgate di CampoLessi, Taboga e Campagnola, a quelle più collinari di Ospedaletto e Stalis, per poi raggiungere una vasta area delle Prealpi Giulie. In quest'area infatti il territorio diventa montagnoso e il clima caratteristico delle zone di montagna.

L'esistenza di Gemona viene menzionata da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, il quale riporta che nel 611 era considerato un castello inespugnabile.

Fin dall'epoca preistorica, però, Gemona era uno dei punti di passaggio obbligati e più importanti della strada che dall'Adriatico si dirigeva verso i valichi alpini nord-orientali. La pianura dove oggi sono sviluppati gran parte degli insediamenti urbani una volta era dominata dalle paludi del fiume Tagliamento e il percorso più sicuro e obbligato era quello che prevedeva il passaggio per l'odierno centro storico per poi proseguire verso l'alto Friuli.

I primi insediamenti celtici possono essere catalogati attorno al 500 a.C. nell'attuale borgata che oggi prende il nome di Godo. È proprio lì che tutt'oggi è ancora presente la fontana Silans (Silans in latino significa proprio "fonte") che conferma ancor di più che anche in epoca romanica la via Iulia Augusta attraversava questi territori, tesi avvalorata inoltre dai numerosi reperti archeologici che sono stati rinvenuti in quell'area.

Nella seconda metà del XII sec. fu libero comune, con propri statuti, mentre nel XIII e XIV fu importante centro di traffici commerciali sotto il Patriarcato di Aquileia: con l'istituto del Niederlech ("scarico"), si imponeva infatti ai mercanti in transito di depositare le merci e pagarvi un dazio e di trascorrere la notte in città. La prosperità ne fece anche un centro di primaria importanza, arricchito da chiese e dimore signorili, con cinta muraria protetta da un castello.

Dopo la diminuzione dei traffici a seguito della conquista da parte della Repubblica di Venezia nel 1420 la cittadina ebbe un lungo periodo di declino, fino alla ripresa nella seconda metà del XX sec. Il comune di Gemona assunse la denominazione di Gemona del Friuli nel 1935. 

Il terremoto Terremoto del Friuli del 1976.

(Wuikipedia)




Il Castello era un complesso fortificato difeso da tre torri merlate e da una poderosa cinta muraria. Sappiamo che fu usato quasi fosse una cava di pietra per altri edifici di Gemona: l’antico ospitale di S. Michele nel Quattrocento e nel 1522; per la costruzione dell’attuale Palazzo Comunale (1503,); per il rifacimento della struttura muraria della facciata principale del Duomo (1825).

 



                                                           Il Duomo di Sant Maria Asunta

 






                                                                       Torre del Duomo








 

PALMANOVA - Friuli e Venezia Giulia

 

                                                                                      https://www.instagram.com/mario___dangelo?igsh=MzRlODBiNWFlZA==

Palmanova è una città – fortezza realizzata dalla Repubblica di Venezia sulla base di una precisa idea progettuale elaborata da un’équipe di ingegneri e trattatisti che operavano presso l’Ufficio di Fortificazioni sotto la guida del Soprintendente Generale Giulio Savorgnan. Per rafforzare le difese sul territorio friulano contro le scorrerie dei Turchi e le mire espansionistiche degli Asburgo, Venezia decise di costruire la nuova fortezza reale al centro della pianura friulana, un perfetto esempio di fortificazioni “alla moderna” di età tardo rinascimentale.

 La data di fondazione risale al 7 ottobre 1593, giorno di Santa Giustina ma anche anniversario della vittoria di Lepanto sui Turchi (7 ottobre 1571) da parte della Lega Santa. Palmanova rappresenta uno dei più riusciti e unici capolavori dell’architettura militare veneziana con la sua pianta a stella formata dai due ordini difensivi dei baluardi e dei rivellini e la terza, la più esterna con le lunette, aggiunta da Napoleone all’inizio del XIX secolo.

La simmetrica disposizione dei moduli architettonici delle fortificazioni insieme all’impianto urbanistico radiale con al centro la maestosa Piazza d’Armi, cuore pulsante della fortezza, rendono la città perfettamente rispondente ai caratteri di città ideale teorizzati nell’ambito della cultura del Rinascimento. Nel 1960 la fortezza venne dichiarata Monumento Nazionale e il 9 luglio 2017 è entrata a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco a conferma dei valori di unicità ed integrità del complesso manufatto.

 (dal Web)

Abbiamo visitato questa cittadina solo di passaggio e , poichè pioveva, io non sono scesa dal  pulman per fare le foto. La guida ci ha dato qualche notizia sulla " Città ideale"

FRIULI e VENEZIA GIULIA - UDINE

 

La città di Udine fu nel Duecento il cuore dell’identità culturale, il mercato e crocevia di traffici, anche transalpini, della giovane Patria del Friuli, l'istituzione, nata nel 1077, che riunì fino al XV secolo il Friuli e molti altri territori in un unico organismo statuale, che per l'epoca raggiunse forme di organizzazione civile molto avanzate.

Ai piedi del colle, testimonia la plurisecolare unione alla Serenissima, la piazza della Libertà, con i suoi spazi, logge e scorci, in cui l’architettura veneziana, gotica e rinascimentale, appare genialmente radicata in terraferma. È ben noto poi che nel palazzo del vescovo venne a dipingere storie bibliche, con inimmaginabile freschezza di colore, il Tiepolo trentenne.

Udine è una città che non conosce stagioni e i pretesti per visitarla sono molteplici, come per esempio il mercatino “Robis di une volte”, dedicato all’antiquariato e al brocantage, ogni seconda domenica del mese. Città di forte valenza enogastronomica, è punto di convergenza di tutte le produzioni tipiche del Friuli: prosciutti, formaggi, vini, grappe e quant’altro. La visita è raccomandata al buongustaio per il numero e il valore delle osterie oltre che per le tante botteghe dei sapori. In tal senso ricopre ruolo ufficiale la Casa della Contadinanza, sul piazzale del Castello, riproposizione di un’antica osteria entro gli spazi di un edificio storico.