mercoledì 29 novembre 2023

Donne che sfidano il mondo

 


28 Novembre 2023 - Continuano le serate in Craft Wordl -  Più Donna Zero Violenza con la conferenza di Sergej Zarf "Donne che sfidano il mondo" -
Le storie di Alexandra David Neel, Ma'at-ka-Ra Hatshepsut ed Ella Maillart.
Un viaggio alla scoperta di tre donne che hanno lasciato il segno nella storia, nella cultura e nell'esplorazione, oltre i confini del loro tempo e del loro genere, superando le barriere imposte dalla società patriarcale.

E' stata una narrazione molto avvincente e affascinante! Se ci sarà il video lo condividerò. io mi sono limitata a trascrivere alcune notizie da Wikipedia


 

                                                


 
Alexandra David Neel  nata Louise Eugenie Alexandrine Marie David (Saint Mandè 24 ottobre 1868 – Digne ,8 sett. 1969), è stata una scrittrice ed esploratrice francese. Nota soprattutto per essere stata la prima donna occidentale a giungere nel 1924 a Lhasa, città all'epoca vietata agli stranieri, dopo otto lunghi mesi di marcia partendo dallo Yunnan e attraversando il Tibet. Nella sua lunga carriera di esploratrice, fotografa, orientalista e antropologa scrisse più di trenta libri di viaggi e alcuni testi sul Buddhismo; è stata una delle sedici donne che fondarono l'Ordine Massonico Misto e Internazionale Le Droit Humain[1].
La biografia continua qui 
 

 

Ma'at-ka-Ra Hatshepsut (Antico Egitto, 1513/1507 a.C 1513/1507a.C. circa– 16 gennaio 1458 a.C.) è stata una regina egizia, quinta sovrana della XVIII dinastia.

Fu la seconda donna a detenere con certezza il titolo di faraone dopo Nefrusobek della XII dinastia (ca.1806 - 1802 a.C.).Incoronata nel 1478 a.C.  regnò ufficialmente al fianco di Thutmose III - di cui era zia e matrigna - asceso al trono l'anno precedente all'età di soli due anni. È generalmente considerata dagli studiosi come uno dei migliori faraoni della storia egizia, avendo inoltre regnato molto più a lungo di ogni donna appartenente a tutte le altre dinastie native dell'Egitto. E' una donna faraone di cui si era taciuta l'esistenza e, scoperta dall'egittologo statunitense James Henry Breasted la definì "La prima grande donna della storia di cui noi abbiamo notizia" 

Hatshepsut, il cui nome in egizio significa "La prima tra le nobili", fu l'unica figlia di re Thutmose I (regno: 1506 - 1493 a.C. circa) e della "Grande sposa reale" Ahmose[10]

Da Wikipedia

 


 

Ella Maillart a GinevraChandolin, Suisse) è una esploratrice, viaggiatrice, scrittrice e fotografa svizzera. 

All'età di 20 anni, fece con Hermine la traversata da Cannes alla Corsica e incontrò Alain Gerbault che stava preparando il suo Firecrest per la sua famosa attraversamento in solitaria dell'Oceano Atlantico. Ha vinto un monotipo nazionale per la Svizzera alle regate olimpiche del 1924, l'unica donna e la più giovane della competizione. Nel 1925 partecipò a una crociera nel Mediterraneo da Marsiglia ad Atene Athènescon altre quattro giovani donne tra cui Miette de Saussure e Marthe Oulié ....

Attraversò l'Asia centrale sovietica, l'India, l'Afghanistan, l'Iran, la Turchia ,la Cina...

Continua qui

 

martedì 28 novembre 2023

L'educazione sentimentale

 Con l'ultimo fatto di cronaca di femminicidio si è invocato l'intervento della scuola per sanare questa piaga della socierà e il ministro di turno si è prontamente attivato per introdurre l'educazione sentimentale nella scuola. Sui social si è scatenato un vivace dibattito tra psicologi, insegnanti, giornalisti e politici tra contrari e  favorevoli.

Ho letto le varie tesi contrastanti e mi son posta la domanda: si pensa veramente che la scuola non si occupi dell'educazione all'affettività? Io ho sempre ritenuto che ogni disciplina  offre la conoscenza della realtà e  la possibilità di educare al bene, al giusto, al vero. Ho sempre colto l'occasione per educare alle relazioni positive, all’accoglienza dell’altro, al rispetto reciproco, alla salvaguardia della persona a prescindere dal genere, colore, ruolo sociale, anche perchè questo tipo di educazione è presente anche nella normativa dei programmi e nella Costituzione.E penso che come me la pensino la maggior parte dei miei colleghi.

Allora se qualcosa non va bene, bisogna riconoscere che la scuola non è l'unica agenzia educativa, che bisogna considerare in primis la famiglia, poi la chiesa, la politica e l'influenza dei media, dei social, della pubblicità e di tutta la società.

 Occorre un cambiamento radicale  e non penso  basterà l'educazione sentimentale come disciplina scolastica  a modificare un modo di essere che si struttura dalla prima infanzia all'adolescenza! Servirebbero esperienze che aiutano le/gli adolescenti ad essere più consapevoli delle proprie emozioni  e servirebbero esperienze che aiutano l'imparare a regolare emozioni, ad osservare i propri comportamenti, a riflettere sulle conseguenze che possono avere per gli altri.


domenica 26 novembre 2023

25 novembre - Giornata internazionale contro la violenza delle donne

 


La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2023 è stata celebrata in Craft Più Donna Zero Violenza con un incontro dedicato alla lettura del poemetto "Per Elisa" dedicato a Elisa Claps, di Lorenza Colicigno.  

Video


giovedì 23 novembre 2023

Eppure qualcuno mi doveva ascoltare di Aurelio Pace



 “Eppure qualcuno mi doveva ascoltare” di Aurelio Pace è la storia di Agostino Lacerenza, una vittima di "un colpevole ostinato strabismo di paladini della giustizia", vittima di un errore giudiziario che lo condannò per omicidio, ad una pena senza fine, al carcere prima e all'ostracismo della sua stessa comunità dopo.

 Il romanzo è tratto da un fatto vero, accaduto nella contrada Casone di Brindisi di Montagna, paese dell’entroterra lucano, negli anni della Grande Guerra. Lo scrittore Aurelio Pace dà voce ad Agostino Lacerenza, che nessuno aveva voluto ascoltare, e ne fa un racconto struggente e accorato di domande senza risposte, di ferite, di ricordi e di sogni: " Il tempo in carcere ti mangia, ti fa mancare l'aria, ti inganna..."  "il silenzio ti sfiata negli occhi...quando parla confonde, stordisce, rintrona...si presenta come un uomo elegante" . 

Nella solitudine del carcere Agostino Lacerenza si interrogava sul perché la sorte gli aveva riservato tanta crudeltà e perché Cristo non lo ascoltava. ma la sua verità non veniva ascoltata nè da Dio, nè dagli uomini e trascorreva i suoi anni di carcere angosciato dai rimpianti, dalla mancanza della famiglia, dalla vergogna, e dalla rabbia.

 E' il racconto di una vita sacrificata a causa dell’ingiustizia  di un processo farsa  che condannò un innocente. La verità, raccontata in punta di morte dal vero colpevole,  era scritta nel fascicolo  ma era stata sempre taciuta. A conferma viene riportato nelle ultime pagine del libro, un estratto di quel fascicolo  polveroso dove era stata nascosta la verità.

Nell'epilogo la lettera aperta della famiglia di Agostino Lacerenza ringrazia lo scrittore che con questo libro ha ripristinato la dignità della loro famiglia, mettendo in luce la verità taciuta per più di settantanni di sofferenza e discredito.

 Dal romanzo “Eppure qualcuno mi doveva ascoltare” è stata tratta l'opera teatrale,“‘O Pollc” scritta a quattro mani da Aurelio Pace e da Ulderico Pesce.

Un libro di poche pagine, ma intenso di contenuti e di riflessioni.

martedì 21 novembre 2023

Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

In Craft-World, +Donna Zero Violenza è una comunità che trascende i confini virtuali, includendo sia donne che uomini dediti a fronteggiare le difficoltà subite dalle donne.
Fondata nel 2022, la sua missione è imperniata sulla lotta alla violenza contro le donne e sulla promozione dell’uguaglianza di genere all’interno e oltre il mondo digitale.
 Quest'anno ha programmato  numerose iniziative  che si svolgeranno dal 25 novembre , in coincidenza con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fino al 31 dicembre. 

Sono iniziative che rispondono all’esigenza di dare una risposta alla domanda: C’è ancora domani?, prendendo spunto dal titolo del film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, e interrogandosi su quanto ci sia ancora da fare perché dalla domanda si possa davvero passare all’affermazione.
Queste le proposte del programma:

- Valorizzarle le donne come protagoniste di eventi che hanno trasformato la società stessa in una direzione di uguaglianza e parità;
- Riflettere su come ad esse sia affidato il primo approccio con i diversi generi attraverso l’oralità, perché da sempre da loro sono pronunciate le prime “parole” con cui i bambini e le bambine entrano nelle dinamiche di genere, e comprendere che tale ruolo può renderle le principali promotrici dell’auspicato cambiamento culturale, che valorizzi le differenze nella prospettiva dell’uguaglianza;
- Esaltare il valore dello sguardo delle donne accanto a quello maschile;
- Offrire prospettive di valorizzazione del corpo della donna, oltre gli stereotipi della società patriarcale;
- Far emergere un confronto con il nostro passato e con altre aree geo-culturali per quanto riguarda le relazioni di genere. 





Arte e Intelligenza Artificiale

 

ARTE, NATURA E DATASET: gli scenari contemporanei dell’AI Art 
Con Rebecca Pedrazzi, storica e critica d’arte con focus sull’AI Art, è autrice del libro "Futuri possibili. Scenari d’Arte e Intelligenza Artificiale" edito Jaca Book. É giornalista e direttrice di notiziarte.com e sul tema AI & Arte tiene docenze, conferenze e webinar dedicati. É responsabile per progetti dedicati all’arte allo Iulm AI Lab, Milano.
In questo appuntamento col Pyramid Cafè Show ci domanderemo come il codice della creatività umana si intreccia con l'uso dell’intelligenza artificiale per la creazione di opere d'arte, e molto altro.
Dalle GAN alle IA Generative esploreremo come l’Intelligenza Artificiale sia diventato uno strumento e sempre più spesso un valido collaboratore nella produzione artistica e quali sono le estetiche dell’AI Art che caratterizzano la nostra contemporaneità.
Conduce Francesco Spadafine, aka MagicFlute Oh.

 https://www.youtube.com/watch?v=03J6ie5FZEc


"Creatività e tecnologia si incontrano in un territorio ibrido. Queste sintesi generative sono opere di ingegno creativo che celebrano gli effetti di simbiosi fra intelligenza umana e AI. le Veneri Generative ci interrogano sul tema della bellezza primordiale dei corpi digitali"

by Dario Buratti aka Colpo Wexler


Si, ci sono eccezioni.
in questa febbre d'opinioni, incontri, simposi scatenata dalla Intelligenza Artificiale, dove spesso impera il pensiero tautologico e autoriflessivo, si trovano, a mio insindacabile giudizio, occasioni speciali dove si riesce far collidere le particelle del pensiero innovativo con quelle del pensiero creativo, generando esplosioni dirompenti, fusioni possibili, entanglement inaspettati.

Questo Ciclotrone del pensiero, dove le regole  dell'improbabile potranno darci indizi sui legami tra Arte, Natura e Dati  elaborati  generativamente, avverrà nell'anfiteatro di  ArTech Team  in  SpatialAi





mercoledì 15 novembre 2023

C’è ancora domani (FILM)

 


C’è ancora domani di Paola Cortellesi  è il film più visto dell’anno, infatti sta spopolando nei cinema con più di un milione di spettatori per un incasso di 9,5 milioni di euro.  Io da tanto tempo che non vedevo la fila alla biglietteria!

Lo scenario del film è quello degli anni cinquanta, del dopoguerra, in cui le famiglie di una borgata romana provano a riprendere la vita dopo lo scempio della guerra. La storia è quella di una donna, mamma e moglie, Delia (Paola Cortellesi) che subisce violenze domestiche, dal marito-padrone violento e alcolizzato Ivano (Valerio Mastrandrea) ma non si dà per vinta e cerca di riscattare la sua figura.

Tutto si svolge in un quartiere popolare a Roma caratterizzato da personaggi caricaturali che rappresentano uno spaccato della società di quel tempo: la figlia maggiore insofferente, il suocero burbero e volgare, le vicine pettegole, il meccanico (il primo amore), il soldato americano, la famiglia del fidanzato della figlia. C’è Giulio, il fidanzato della figlia che magari non è come Ivano, ma da suo padre ha imparato che, una volta che la donna diventa sposa, è di sua proprietà. Questo il messaggio evidente che la Cortellesi vuole evidenziare, la questione del possesso che non è legata solo alla cultura dell’epoca è un problema che resiste nei secoli sotto forme diverse, ma ugualmente allarmanti.

Penso che questo film sia piaciuto, perché, pur trattando il problema della violenza sulla donna rimane un film leggero e delicato che riesce ad avvolgere il dramma con la leggerezza dell’ironia e a trasformare le scene di violenza in passi di danza, a suon di musica e canzoni.

E’ un film che parla alle donne di diritti e di emancipazione, ritrae la società patriarcale di una volta,dove ognuna potrebbe ritrovarsi dentro ancora oggi…e il titolo “C’è ancora domani” ci dice che non bisogna dare tutto per scontato e giorno per giorno bisogna salvaguardare i nostri diritti: Il diritto al voto, all’autodeterminazione, al lavoro, al salario dignitoso, al rispetto della dignità psichica e fisica della donna.

In chiusura del film la canzone di Daniele Silvestri ci vuole dire che bisogna utilizzare il potere della parola, che è libertà, è riconoscimento e affermazione di sé:

E senza scudi per proteggermi né armi per difendermi
Né caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi
Con solo questa lingua in bocca
E se mi tagli pure questa
Io non mi fermo, scusa
Canto pure a bocca chiusa

 

venerdì 10 novembre 2023

Scrittura collettiva "Donne scrivono donne"

 


Anche quest'anno ho voluto partecipare al laboratorio di scrittura creativa diretto dalla prof. Lorenza Colicigno, che si è tenuto in Craft Wordl nello spazio  dedicato a +Donna Zero Violenza.  

 

“Finchè scrivete ciò che volete scrivere, questa è la sola cosa che conta; e se conti per un giorno o per un’eternità, nessuno può dirlo.”Virginia Wolf  da"Donne scrivono donne"

Una scrittura di donne, (siamo in sette) che  si sono cimentate in un romanzo collettivo, composto da sei capitoli, il primo capitolo è stato scritto dalla prof. in seguito ognuna ha avuto il compito di scrivere il suo secondo... fino al sesto capitolo... Quindi per ogni capitolo sette scritture diverse, ognuna con il proprio stile.

  E' stato un percorso molto intrigante! Ma ora il gioco si fa duro! Si tratta di di intersecare ed intrecciare i vari capitoli, smussare le incongruenze, dare una successione temporale alla storia, ricostruire il racconto... Siamo in buone mani comunque, Lorenza di sicuro ci guiderà alla fine di questo percorso con i suoi saggi consigli!

 

 

Donne scrivono Donne a cura di Lorenza Colicigno

 


Craft 17 novembre 2022

 

Quando si affronta il tema della scrittura delle donne non è tanto importante ma utile punto di partenza chiedersi se occupi nel tempo quantitativamente e qualitativamente spazi ridotti rispetto a quella degli uomini. Che una poesia antica al femminile esistesse gia' nel V secolo a.C. non aveva dubbi Corinna di Tanagra in Beozia, in gara polemica con Pindaro, che criticava con  ironia ed autoironia la sua conterranea Mirtide, perché «donna di nascita, come lei, era entrata in contesa con Pindaro».  Pitagora IV-V sec a. c. trasse la maggior parte delle sue dottrine etiche dagli insegnamenti di una sacerdotessa di Delfi, Themistoclea, e Filocoro di Atene riempì un intero volume, parlando delle discepole di Pitagora a Metaponto, scienziate e poetesse insieme, la più grande Teano. Antipatro di Tessalonica riservo' a 9 poetesse un epigramma palatino. Nell'antica citta' reale parta di Nisa, nel Turkestan sovietico, Paul Bernard crede di aver individuato una giostra di 10 poetesse greche, a partire da Corinna, Mirtide, Saffo. E Taziano nel Discorso ai Greci inventario', scandalizzato, ben 13 statue di autrici pagane. Presterà attenzione alle «prose» di Pieria Io. Christianus Wolfius, che ne raccogliera' nel '700 Fragmenta et Elogia, esiste poi un archivio contemporaneo delle donne scrittrici che comprende circa mille nomi. Superato l'aspetto quantitativo, entriamo nella questione della qualità, ambito molto delicato, poiché coinvolge non solo un mix di aspetti soggettivi, ma soprattutto oggettivi, cioè tutti gli aspetti legati alla divulgazione e alla trasmissione dei testi letterari, che determinano il gusto letterario, tradizionalmente governata da una cultura maschile, il che comporta che ciò che cambia rispetto agli uomini è il livello di “risonanza”, di “fama”, di “popolarità”, e quindi anche di capacità di incidere profondamente nell'universo della scrittura, dei suoi topoi e modelli. Per tradizione, una tradizione maschile, alla donna è spettato l'hic et nunc della parola orale, all'uomo quello del ubique et semper della parola scritta. Persistere in questo schema di lettura ha generato pregiudizi di cui uomini e donne continuano ad essere vittime, certamente, è tema che necessità di essere contestualizzato e storicizzato. La parola chiave è indubbiamente “durata”, la parola è durata, la scrittura conferma questa durata, e la massima estensione della durata è l'eternità, il dio cristiano non a caso è Verbum. Chi dà durata alla parola attraverso la scrittura inevitabilmente si sente parte di un destino di eternità che passa attraverso la fama, essa ne convalida la capacità modellizzante. Ma se confrontiamo le parole di Saffo, «Morta giacerai, né piu' alcuna memoria di te / ci sara', né ora né mai. Tu non sei piu' partecipe delle rose / di Pieria e come una qualunque anche in casa di Ade / vagherai fra spettri indistinti, svanita», con quelle di Virginia Wolf “Finchè scrivete ciò che volete scrivere, questa è la sola cosa che conta; e se conti per un giorno o per un’eternità, nessuno può dirlo.”, ci accorgiamo di un lungo cammino, nel quale sono stati montati e smontati molti clichet.

 

Cominciamo dall'inizio, da un riferimento mitico, la più antica scrittura femminile nella più antica cultura greca e magnogreca ebbe come protagoniste figure femminili, e ovviamente fu necessario che esse stesse fossero toccate dalla divinità maschile, sto parlando delle Sibille, quella Eritrea e quella Cumana, ma è proprio dal modello sibillino, che sembrano emergere tre coordinate antropologiche della scrittura femminile:

 

1)la scrittrice come detentrice di parole che racchiudono una forma di potere, le parole delle formule, dei riti è proprio questa la più pericolosa, e quindi assimilata alla medichessa, alla guaritrice, diventate spesso “le streghe”, aspetto che è molto presente nella nostra cultura popolare. La parola della donna è stata per molto tempo confinata nello spazio tra il silenzio dell’esclusione e la valutazione del suo  grido come follia. O muta, o pazza, non ci sfugga l'esperienza contemporanea di Alda Merini, o strega. A questo blocco della parola femminile sembrano rispondere queste di Antonia Pozzi: cc stessi e con l’Altro è stata temuta, perché metteva a rischio sistemi di potere consolidati. La tradizione, sempre maschile, ha considerato dominio della donna altri territori oltre quelli dell'oralità, quello della parola debole, la chiacchiera, la narrazione, l’affabulazione “nello spazio del gineceo”, ma la parola che scava alla ricerca della verità e la pronuncia, quella che dà accesso alla comunicazione forte e alla decisionalità, le è stata a lungo preclusa. Ma a noi tocca anche di entrare in questo meccanismo valutativo che considera la narrazione, l’affabulazione, come una sorta di recinto marginale della scrittura femminile.

 

2)    la verità e il coraggio della verità, specificità della scrittura femminile, potremmo richiamarci alla definizione data da Marianne Moore per la poesia: “uno spazio per l’autentico”, e condividere il pensiero di Paola Mastrocola che afferma: “La scrittura femminile, più di quella maschile, è costruita sulla ricerca della verità. Scrivere è riflettere su se stesse, guardare a costo di trovare il buio e l’orrore. E’ questo estremo coraggio dello sguardo”. Una caratteristica della donna che scrive è il richiamo dell’estremo, il suo non mediare, nell’arte come nella vita. Una volta presa coscienza, la donna che scrive la propria ribellione vi si consegna senza riserve. Ed ecco da un lato le scelte di avanguardia nei movimenti letterari, le scelte estreme nella politica (AKhmatova, Barkova, Cvetaeva), nel privato (dalla medievale Eloisa a Lou Salomè, Sibilla Aleramo, fino alle suicide, come la poco nota rionerese Giuliana Brescia, ma molte altre a partire da Virginia Wolf). Tra la ricerca e la pronuncia della verità si pone un altro aspetto della scrittura femminile: la consapevolezza di usare lo stesso strumento dell'uomo, la parola appunto, ma per dire cose diverse e dare sensi diversi. Antonia Pozzi lo dice bene, svelandoci nel contempo quanto questa consapevolezza possa essere motivo di dolore, prima che di orgoglio della propria differenza, in SFIDUCIA

3) La leggerezza, se vogliamo dirlo in termini calviniani, la leggerezza, che può essere intesa come dispersione e ambiguità, come appunto per i vaticini delle sibille, ma sul piano simbolico può anche essere segno di una ricerca di libertà, di sperimentazione di giochi combinatori e di sensi altri, come modo per sfuggire al peso di modelli maschili consolidati.

 

3)    Fernanda Romagnoli parla del tema della sua scrittura, l'amore, e della scrittura stessa come di un “gioco di fonosillabe”, è affascinante il collegamento con le foglie spinte vie dal vento insieme alle parole dei vaticini Sibillini. Ma quella che abbiamo definito leggerezza, è stata dalla critica fino all'età cibernetica tutta rigidamente maschile, definita superficialità. Il fatto che la donna prediliga il tema dell'amore, che lo tratti in termini diversi da quelli tradizionali, ha condannato alla dimenticanza tanta scrittura dell'800. In questo periodo molte donne hanno scritto libri, che, anche se non vi si trova una specifica “presa di coscienza”, sono più interessanti di molti libri maschili, ma, ignorati nelle storie letterarie e nelle antologie, sono “scomparsi”, liquidati dai “critici laureati” come “senza valore”. Eccessivo lirismo, autobiografismo compiaciuto, sentimentalismo sono i vocaboli più ricorrenti. Eppure autrici come Carola Prosperi, Neera, Marchesa Colombi, la Contessa Lara, per citarne alcune, hanno scritto poesie e storie con rivolti psicologici e sociali importanti, ma cosa più grave il giudizio negativo dei maschi ha pesato e pesa come un macigno anche sulla scelta di letture femminili. Perchè questo oscuramento che ha condizionato anche le donne lettrici? Perché le emozioni, il “di dentro”, la visceralità di uno scrivere senza filtri e senza censurare il sentimento, ne hanno determinato la svalutazione immediata, non tanto sulla base di un’analisi critica attenta, ma proprio sulla base della visione del mondo, per criteri, dunque, di pregiudizio sessista. I valori che hanno prevalso sono stati quelli maschili, sono stati gli uomini a decidere cosa avesse o no valore o significato universale. Dice Virginia Woolf: “Il calcio e lo sport sono importanti, la moda, i vestiti, sono futili…Questo è un libro importante, suppone il critico, perché tratta di guerra; questo è un libro insignificante, perché tratta dei sentimenti delle donne in un salotto”.

La scrittura delle donne, dunque, ha un “essere” e un “esistere” proprio, non recinto, limite, bensì sguardo sul mondo che dall'esperienza personale giunge ad abbracciare l'universo delle relazioni con il “sé” e con l'”altro”.