Nell'anniversario del centenario della morte di Franz Kafka ho voluto partecipare ad un progetto ideato da Novella Capoluongo, pubblicato da Universo Culturale Lucano dal titolo "Franz Kafka: cento ma non li dimostra" .
Da premettere che non conoscevo questo autore, ma mi intrigava molto il fatto che si sia coniato il vocabolo "Kafkiano" per etichettare il mondo attuale a proposito di situazioni assurde, in cui spesso anche l'uomo moderno viene a trovarsi. Allora ho letto alcune sue opere per farmene un'idea ed ho potuto constatare la sua capacità di rappresentare attraverso i suoi personaggi, l'assurda mancanza di una via d'uscita anche nel nostro mondo moderno, specie quando ci sentiamo incompresi, intrappolati, alienati.
Al progetto hanno partecipato vari autori (R.Alberti, E.Angrisani, M.R.Annunziata, C. Cangi, N. Capoluongo Pinto, R.Casati, L. Colicigno, W. De Stradis, L. Di Tolla, M.Falvella, E.Marchetto, R.Massaro, A.Parisi, F.Potenza, A.Satta, R. Stella, I.Venturi) con poesie, racconti, articoli, saggi brevi, interviste immaginarie o reali, ed è stao realizzato il volume "Sulle orme di Kafka" . Ogni autore si è ispirato alle tematiche Kafkiane, esprimendosi secondo le proprie attitudini artistiche e creative con testi che affrontano le problematicità della vita umana, come la non accettazione di sè, la ricerca della verità quasi sempre irraggiungibile, la conflittualità dei rapporti umani o familiari, l'incomunicabilità o il sentirsi diversi nella società.
Io ho affrontato il tema dell'amore di Kafka, ispirandomi alle lettere a Milena.
Franz Kafka e Milena Jesenkà non sono mai stati fidanzati o amanti in senso carnale, si sono visti solamente due volte nella loro vita: la prima volta hanno passato quattro giorni insieme a Vienna, mentre la seconda volta si sono incontrati per una giornata in una cittadina austriaca. Si conoscono in un circolo letterario di Praga nel 1920, al café tra amici. Milena, dopo quel primo incontro scrive una lettera a Kafka, in cui gli racconta di aver letto alcuni dei suoi racconti e che le piacerebbe diventare la sua traduttrice dal tedesco al ceco. A lui l'idea piace fin da subito, visto che scrive in tedesco, una lingua che, in quel momento storico, considera quella degli oppressori, mentre vede il ceco come il linguaggio del popolo. A lui piace come lei traduce, lui che si sente incompreso dal mondo, vede in Milena una persona che lo riesce a capire così bene e che non lo giudica per le assurdità che scrive.
Iniziano una corrispondenza che finirà solo con la morte di lui, 130 lettere in totale, raccolte in 300 pagine, di cui però a noi sono state tramandate solamente quelle scritte dall'autore e non dalla sua traduttrice, le cui risposte possiamo solamente immaginare.
Le parole di Kafka, contenute in questo epistolario, diventano un’esplorazione dei suoi desideri più profondi, dei tormenti interiori e della ricerca di una connessione spirituale, gettando una luce sulla natura profonda e spesso tormentata dell’amore. Colpisce, poi, l’attesa spasmodica per le lettere, l’ossessione per le notizie sulle condizioni di salute e l’incapacità di realizzare l’amore.
Una relazione nata dal linguaggio, che rimane impressa solo nelle parole. Kafka, ricoverato in un sanatorio sui Carpazi, muore nel marzo del 1924, soffocato da una laringite tubercolare. Milena, invece, giornalista e attivista politica e culturale del suo paese, sarà arrestata dai nazisti appena entrati a Praga e condotta al campo di Ravensbrück, dove morirà quattro anni più tardi. Il marito di lei, Ernst Pollak decide di affidare le lettere di Franz Kafka al curatore Willy Haas affinché le pubblicasse.
La mia poesia
L’amore di Franz KafKa per Milena
E’ un amore che inonda
“come il mare ama un sassolino sul fondo,”
un amore senza misura e senza limiti,
un fuoco vivo che brucia di passione,
un rimbalzare tra sogno e realtà,
in una chimerica trasformazione.
E’ un amore che si sazia di illusioni,
di baci impressi su metafore e allusioni,
di baci rapiti da demoni e allucinazioni
in un labirinto di angoscia e di paura,
lungo strade irte di tagliole.
E’ un tormento infinito,
“un coltello”affilato
che incide colpe sconosciute
in un cuore troppo debole,
“sommamente libero“
e “sommamente schiavo”.
sotto un cielo invernale
di rimproveri eterni.
E’ un amore sincero
che sa essere senza possedere,
durato “troppo poco per parlare
e abbastanza per tacere “
che finisce e lascia andare
in un addio senza commiato,
in un addio che non fa male.
E’ un amore che non soffre di gelosia,
soffre di un’inspiegabile nostalgia.
RM ©
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