Il 9 gennaio 2024 si sono celebrati i 700 anni dalla morte di Marco Polo.
Anche questa volta Universo Culturale Lucano ha proposto una nuova sfida: pubblicare un volume contenente poesie, prose, testi di canzoni, ricordi di viaggi. Hanno partecipato 31 autori che hanno voluto scrivere e descrivere le loro esperienze vissute o immaginate.
Io ho partecipato inviando un Haibun, un componimento costituito da parti in prosa intercalati da Haiku ed ho descritto un viaggio a Cabo de Roca, un faro a Sintra (Lisbona).
Immagine dal web
Haibun: Viaggio ad ovest
E' un pomeriggio nuvoloso, sono in macchina con alcuni miei familiari, in viaggio da Lisbona a Sintra. La nostra meta, consigliata da tutte le guide turistiche come luogo di autentica suggestione, è l’incantevole località di Cabo de Roca, un faro su una scogliera a picco sulla costa atlantica, dove il Vecchio Continente cede il passo all’Oceano.
All'improvviso il ticchettìo sui vetri della macchina delle prime gocce di pioggia si fa man mano più scrosciante e il mio desiderio di osservare il sole al tramonto, mentre si tuffa nell'oceano, diventa sempre più irrealizzabile.
E' già l'ora del tramonto, fermiamo la macchina nei pressi del faro, che per un ultimo tratto è raggiungibile solo a piedi. Mi è impossibile uscire fuori dalla macchina. C'è una pioggia violenta, un vento impetuoso che soffia dall'oceano e mi impedisce di aprire perfino lo sportello della macchina. A malincuore mi tocca attendere in macchina, cercando di scrutare attraverso i vetri, per quanto sia possibile.
Gabbiani al nido
Il rosso del tramonto
dietro le nubi
Tra tanta foschia, vedo solamente una grossa
nube che avvolge cielo e mare e, in lontananza la sagoma del faro dai
colori molto sbiaditi. Un promontorio che saluta la terra e accoglie
l'Oceano in un tramonto solo immaginato.
Provo una sensazione di solitudine in un luogo che di solito è affollato da
tanti turisti. In attesa dei miei due compagni di viaggio che si
sono avventurati sotto quell'intemperia, ripenso all'effige sul faro, del poeta
Camões, che riporta la scritta:
“Aqui… Onde a terra se acaba e o mar começa…”(Qui, dove la terra finisce e il mare comincia).
Qui il limite ultimo e invalicabile della Terra conosciuta durante il Medioevo. oltre cui non era possibile spingersi.
Qui, il punto estremo dell’Europa.
Un luogo dalla natura selvaggia, dalla vegetazione fatta di piccoli arbusti, che si sollevano solo pochi centimetri dal suolo per l'adattamento al vento che soffia in tutte le stagioni.
Le uniche opere dell’uomo sono il faro, la strada e una croce.
Oltre la scogliera che si getta a picco nell’Oceano Atlantico da un’altezza di circa 150 metri, c’è solo il mare.
Antico faro
Un muto testimone
di chi ritorna
Penso ai grandi viaggi di scoperta, alle Indie di Cristoforo Colombo, ai velieri, alle traversate, ai tesori, alle Colonne d'Ercole...Storia e leggende che raccontano avventure di uomini coraggiosi, capaci di andare verso l'ignoto, alla scoperta di nuovi mondi.
Viaggio d'aprile
in un luogo magico
Foto sfocate
Alquanto delusa per non aver visto lo spettacolo del tramonto, mi immergo con lo sguardo dell'immaginazione in quell'infinito sconfinato, incrociando nubi colorate su rossi tramonti.
Provo la sensazione di essere al confine dell'Europa di fronte all'immensità dell'oceano, incurante di quel vento impetuoso che non potrà mai disperdere la mia curiosità e quel desiderio di esplorazione e di conoscenza insito nella natura umana.
All'imbrunire
Immaginando mondi
in un altrove
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